Pantheon e offerta liberi: una proposta

L’ articolo fa il punto su una proposta concreta pervenuta il 18 gennaio 2017 alla Direzione generale del Ministero dei Beni culturali e del Turismo italiano dopo un intenso dialogo tra architetti, artisti e cittadini sul tema del pagamento del biglietto per l’accesso al Pantheon di Roma.

pantheonoculo

Forse l’origine di tutti i mali è stata quando un ministro italiano usò la metafora del giacimento petrolifero ancora da sfruttare riguardo i nostri beni culturali. Anche il presidente Barack Obama ha usato di recente l’espressione che gli idrocarburi devono rimanere dove stanno, nel sottosuolo. Bucare la terra per estrarre l’oro nero sta dissanguando il pianeta, toglie una linfa necessaria dove serve per iniettarla nell’atmosfera dove ci sta portando alla morte. Quindi mai metafora (beni culturali = giacimento petrolifero) fu più errata. Il problema è che è una metafora facile, appare molto ragionevole, molto condivisibile. Abbiamo questo patrimonio, sfruttiamolo!
Per capire come costruire un ragionamento che faccia cambiare idea, andiamo avanti con calma e per per punti. Citerò anche alcuni nomi – alcuni sono di rilevanti architetti internazionali e nazionali oppure artisti, studenti cittadine e cittadini. Hanno detto parole dense e sono nel mio Facebook cui rimando anche per leggere i pareri contrari.

Politica: Arte della città
Andiamo con ordine. Innanzitutto riflettiamo sul mondo di oggi. Siamo nel mondo della rete, nel mondo della globalizzazione, nel mondo della perequazione e si pensa che per guadagnare il denaro per il mantenimento del Pantheon bisogna vendere il biglietto “proprio li”? Tutti sanno che si guadagna in un posto e si investe in un altro: si chiama politica. Se si pensa appena un poco di più ci si ricorda che politica vorrebbe dire arte della Polis, arte della città. Ora gli esempi del passato e del presente a proposito non mancano. “Nella Grecia classica la bellezza era un dono costante della Politica. Diffusa, bene collettivo, familiarità percettiva, abitudine sociale e priva di controvalore monetario. Da lì partiamo e da lì ci allontaniamo per finire nel girone degli ingordi ” ha scritto Raffaele Cutillo, mentre Anna Riciputo narra dei mesi passati in Brasile: “le città e le loro risorse, sia architettoniche che artistiche, non sono in funzione dei turisti ma dei loro cittadini. Ci si è stupiti dei diciottenni che rivendono il buono cultura, in Italia la cultura è davvero Disneyland nel termine peggiore e rendere tutto a pagamento allontanerà ancora di più gli abitanti dalla cultura… i turisti entreranno comunque, loro stanno qua a posta! In Brasile tutti i musei statali sono gratuiti e quelli privati sono obbligati ad avere un giorno alla settimana gratuito e indovinate? Sono pieni! Musei pieni di brasiliani che passano lì il loro tempo con i bambini, con le famiglie, in coppia! Io che nei musei dovrei prenderci la cittadinanza per motivi di studio, me ne privo “. Lo stesso avviene in tutti i musei della capitale dello stato capitalistico più avanzato al mondo. Tutti i musei di Washington D.C. hanno libero accesso. Perché? Perché attraverso la libera circolazione nei musei si crea cittadinanza, si sente la città e le sue risorse come proprie. Molto semplicemente “spesso e volentieri dietro il pagamento di un ticket entrano in gioco meccanismi psicologici che ti fanno sentire ‘quella cosa’ meno tua e quindi te ne allontanano” (Selenia Marinelli). In epoca post risorgimentale la zona archeologica di Roma era libera meta di pellegrinaggi dei romani e da tutta Italia: passeggiare per il Circo Massimo, passare sotto l’arco di Costantino entrare nel Colosseo creava una idea comune di nazione. E lasciamo stare la pagina di De Amicis sulla sepoltura al Pantheon di Vittorio Emaneule II. Ma tornando all’oggi, mai azione sulla città fu più bella di quando la prima amministrazione Petroselli apri i Fori alla città. Dietro quei cancelli spalancati finalmente ci riappropriavamo della titanica impresa dei primi Romani. Prosciugare una palude per fare un grande spazio pubblico, per tutti i cittadini. Questa parte del ragionamento riguarda l’insieme dei beni culturali e il processo di bigliettizzazione come è stato definito dall’assessore alla cultura al Comune di Roma. Ora occupiamoci direttamente del Pantheon. Ebbene il Pantheon non è un monumento come un altro. È sicuramente la più importante architettura della civiltà romana e per molti – tra cui il sottoscritto – la più importante architettura mai realizzata, ma la sua specificità è che questa architettura intesse relazioni tutte particolari con lo spazio urbano. Isolarlo dietro una cancellata con un biglietto vuol dire recidere l’arteria che lo alimenta. È una argomentazione facile da comprendere per gli architetti,  ma cerchiamo di comunicare meglio questo aspetto

Il Pantheon anima dello spazio pubblico
Lo spazio interno del Pantheon è parte integrante della sequenza degli spazi urbani di Roma. Si tratta semplicemente della eventualità di girovagare senza meta e decidere di voler vivere quando vogliamo una sequenza di spazi incredibili. Perché le città si devono vivere anche girovagando: arrivare alla piazza del Pantheon, toccare l’acqua della fontana, avvicinarsi al monumento, entrare sotto l’enorme portico semi buio, poi penetrare nell’androne e da li intravedere attraverso l’oculo di nuovo il cielo! Perché il Pantheon è metafora della volta celeste.

piazza

pantheonplanetario

Innanzitutto perché dal suo spalancato occhio si vede il cielo ma poi perché è anche planetario e meridiana permisurare l’incidenza del sole nella mappa dei cassettoni. Ora vogliamo mettere un biglietto sul cielo? Vogliamo interrompere questa sequenza che è il cuore stesso di Roma?. Milioni di persone hanno inalato la forza di questa sequenza urbana. “Le strade strette e ombreggiate, la rivelazione possente, l’elegante e ambiguo filtro di colonne, il buio, e poi finalmente la luce, dall’alto. In pochi passi viviamo una delle esperienze architettoniche più intense mai realizzate, in grado di raccontare la magia di un rapporto di interdipendenza tra architettura d’eccellenza e trame urbane.” (Carla Molinari). Questa esperienza è diventata parte integrante della propria immagine di Roma esattamente perché era gratis (“con tutta l’umiltà mundi, mi permetto di ricordare che gratis è parola latina” Matteo Artini). Non soltanto macchina spaziale, macchina celeste il Pantheon è macchina propriamente atmosferica perché come tutti sanno il raffreddamento che procura nelle afose giornate romane è impagabile.

Ma naturalmente il Pantheon è anche il tempio dell’arte. Personalmente ci vado per celebrare Raffaello con la sublime epigrafe scritta dal suo amico del cuore Pietro Bembo.

ILLE HIC EST RAPHAEL TIMUIT QUO SOSPITE VINCI,
RERUM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI.

“Qui giace Raffaello, quando lui viveva la natura aveva paura di essere sconfitta, oggi che è morto pare a lei di morire”. (Ho fatto decine di traduzioni, ma mi arrendo il latino è insuperabile, è una equazione matematica) Se non vi basta ecco cosa ha scritto Tomaso Montanari che è sceso in campo incarnando la più alta tradizione dell’intellettuale italiano che si occupa di politica e di società non per proprio tornaconto: far pagare il biglietto al Pantheon “è anche un peccato vero e proprio: di simonia, cioè di vendita di cose sante, visto che il Pantheon è anche una chiesa consacrata (e infatti una direttiva della CEI, già troppo disattesa, vieta di fare pagare per accedere alle chiese)” (“La Repubblica” 13 gennaio 2017). Ed ecco altri punti di vista “Un’icona senza tempo…Non mettere un prezzo su un’esperienza che cambia la vita!” Antoine Predock ” Degradare il costo del biglietto del Pantheon a pochi euro equivarrebbe a renderlo un’opera ‘a basso costo’. Pagare equivarrebbe a comprarlo, il Pantheon non è vendibile non ha prezzo, non è cedibile.” Vincenzo Latina “A breve ci sarà la biglietteria per accedere al Pantheon. Operazioni che indubitabilmente regaleranno ingenti risorse (a chi?), ma che priveranno Roma della sua anima.” (Manlio Lilli su “il Fatto quotidiano” 13 gennaio 2017 “Se togliamo ai nostri figli la possibilità di avvicinarsi all’arte, alla poesia, alla bellezza, in una sola parola alla cultura, siamo destinati a un futuro di gente superficiale e pericolosa.” Riccardo Muti cit da Giulio Di Marco “La vista dorsale della mano destra indice poggiato sul pollice, sono ormai il segno di riconoscimento degli appartenenti alla carboneria Libero Pantheon che vi intravvedono il riferimento all’apertura in alto dell’oculo che guarda verso il cielo”. Luc Dan “Trincerare il Pantheon dietro una barriera e un dazio lo pone quanto più possibile distante dalla sua natura. La cosa forse più preoccupante è che si voglia vendere alla cittadinanza il senso della propria cittadinanza, ma allora quale sarebbe il prezzo giusto per questa merce non commensurabile?” Gabriele Stancato “Sul Pantheon un occhio di riguardo;)” Paolo Marzano Naturalmente ho riflettuto anche su pareri che sollevavano alcuni argomenti diversi come quelli di Giovanna De Sanctis, Paolo Grassi e in particolare quello di Cinzia Abbate. Riflettendo su tutte queste argomentazioni ho formulato una proposta che attraverso l’architetto Cinzia Abbate è già pervenuta alla Direzione generale del Ministero. Eccola in versione ampliata da un Post scriptum. Caro onorevole ministro Franceschini, le porgiamo una proposta concreta. Collocare sotto il portico un grande plastico sezionato del Pantheon dentro una teca di plexiglas con una apertura corrispondente all’oculo. I visitatori guardando il plastico intuiscono la forza costruttiva e spaziale dell’opera e dall’oculo inseriscono volontariamente la propria offerta. Sono ripresi fotograficamente e saranno proiettati all’uscita su uno schermo: cittadini dell’architettura, cittadini di Roma!

AS e molti amici

Post Scriptum
Una teca servi a Notre Dame a Parigi per finanziare l’acquisto di nuove campane il raggiungimento dell’obiettivo  fu celebrato da una enorme manifestazione pubblica. A Roma l’offerta sarà ripresa da un fotografo a rotazione tra i migliaia di studenti d’arte italiani e stranieri in città. La sua foto sarà proiettata su uno schermo all’uscita sotto il portico che incornicia ora la città. La foto sarà inserita in un sito. Dal sito si potrà comprare una stampa fotografica in numero limitato a 50 euro deducibili ciascuna con la dicitura “Cittadino dell’architettura Cittadino di Roma”. Chi non aveva capito vedendo lo schermo e la spiegazione  rifà la fila e questa versa i soldi. Se si paga volontariamente ciò che compriamo ci appartiene almeno un poco, ma nel cuore.

Antonino Saggio | nITro

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA

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