Per una rilettura della Luna

cover imparare dalla luna

Solo nel 1968, grazie alla missione americana Apollo 8, lo sguardo umano si è posato sul lato nascosto della Luna. Ci si aspettava qualcosa di diverso, o forse si sognava qualcosa di diverso da un semplice “cumulo di sabbia rimestata” e da “una cosa qualsiasi” [1]. La Luna a questo punto viene considerata un semplice oggetto, differente rispetto a quello che Edmund Husserl chiama Boden, riferendosi alla Terra, come suolo dove si compie ogni nostra esperienza.

Earth's Moon - Apollo 16. Lunar far side and the eastern limb of the Moon(1972)

Il lato nascosto della Luna venne fotografato da Apollo 16 il 24 aprile 1972. Foto che rappresenta il confine tra la parte visibile e quella invisibile del nostro satellite. (fonte immagine: http://nssdc.gsfc.nasa.gov/imgcat/html/object_page/a16_m_3021.html . NASA Image ID number: AS16-3021 ,presente anche a pagina 27 del libro di S. Catucci “Imparare dalla Luna”)

La missione compiuta dagli astronauti dell’Apollo8, è stata la prima ad essere svolta operando senza un’assistenza diretta da parte del centro di controllo: in pieno silenzio radio. Proprio questa suspance e l’assenza di comunicazione hanno favorito un successo a livello mediatico, considerando soprattutto che la diffusione della televisione è avvenuta contemporaneamente alle esperienze degli allunaggi. Dopo la novità delle prime missioni però, il sentimento che si cominciava a diffondere era quello dominato dalla noia. Sentimento manifestato non solo dagli spettatori, ma anche dagli astronauti. Siamo proiettati sull’Apollo 10, 11 e successivi, nel momento in cui si trova il mezzo per cancellare la noia: la musica. “La musica infatti non solo lascia scorrere il tempo, ma gli da forma” [2]. Armstrong, prima della missione sull’Apollo 11, sembra aver riflettuto a lungo sulla musica da portare con se. Decise di abbandonarsi al suono del theremin. “ Nulla è più commovente e malinconico di questo rapporto fra la prima missione destinata a sbarcare sulla Luna e il suono ondulante, magico e tedioso del theremin, strumento che era parso futuristico e lunare fin dalla sua creazione, datata 1919…” [3]

Cover of vinyl music album Music Out of the Moon. Music Unusual Featuring the Theremin - Themes by Harry Revel. (1947) La foto rappresenta la copertina del vinile musicale “Music Out of the Moon”. Neil Armstrong fece preparare un audio-cassetta con alcuni brani dell’Album musicale sopracitato, di Les Baxter e Samuel J. Hoffman, il più celebre suonatore americano di theremin. Musica che portò con se durante la Missione spaziale Apollo 11. (fonte immagine: https://en.wikipedia.org/wiki/Music_Out_of_the_Moon )

Cover of vinyl music album Music Out of the Moon. Music Unusual Featuring the Theremin – Themes by Harry Revel. (1947)
La foto rappresenta la copertina del vinile musicale “Music Out of the Moon”. Neil Armstrong fece preparare un audio-cassetta con alcuni brani dell’Album musicale sopracitato, di Les Baxter e Samuel J. Hoffman, il più celebre suonatore americano di theremin. Musica che portò con se durante la Missione spaziale Apollo 11m, fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Music_Out_of_the_Moon

Il titolo del libro Imparare dalla Luna, scritto da Stefano Catucci, nel 2003, ci rivela come questa possa suggerirci qualcosa, insegnarci qualcosa. Infatti, solo in seguito agli allunaggi, l’uomo che si è soffermato a pensare e a guardare, si è reso conto di quanto la nostra Terra sia essenzialmente una. Svuotata da discriminazioni politiche, ideologiche ed economiche, il pianeta, sparso nello spazio, ha una sua aura. Benjamin in questo contesto, ci aiuta a capire il significato di questa parola. Ma saranno due immagini a confronto a rivelarci il vero senso dell’ “aura” terrestre.

Earthrise, 1968. Fotografia di William Anders (Apollo 8), durante la prima missione umana sulla Luna. Uno degli astronauti, in particolare Jim Lovell, disse "The vast loneliness is awe-inspiring and it makes you realize just what you have back there on Earth." (La vasta solitudine è maestosa e ti fa rendere conto di quello che hai laggiù sulla Terra).

Earthrise, 1968. Fotografia di William Anders (Apollo 8), durante la prima missione umana sulla Luna. Uno degli astronauti, in particolare Jim Lovell, disse “The vast loneliness is awe-inspiring and it makes you realize just what you have back there on Earth.” (La vasta solitudine è maestosa e ti fa rendere conto di quello che hai laggiù sulla Terra).

The Blue Marble e Earthrise, le due fotografie fatte rispettivamente da Bill Anders sull’Apollo8 e da Schmitt sull’Apollo17, rappresentano due realtà differenti, di uno stesso oggetto e al tempo stesso, suolo d’esperienza. Per quanto ci si sia resi conto dell’unicità della Terra e dell’inutilità dei conflitti legati al senso di appartenenza di ogni confine, regione, stato, l’uomo ha “pensato bene” di avere a che fare subito con una Luna “delunarizzata” [4]. Ci si riferisce in particolare alla placca di alluminio lasciata sulla Luna, con su incise delle parole, che riempiono il cosiddetto “biglietto da visita della stupidità” [5], considerando che si dava forse per scontato il fatto che ipotetici viaggiatori interstellari fossero in grado di conoscere l’alfabeto latino, leggere l’inglese, dedurre il senso del nostro d.C., e infine la parola pace.

Placca agganciata al modulo lunare Apollo 11 La fotografia rappresenta la placca in alluminio, agganciata al modulo lunare Apollo 11. Iscrizione: “Qui uomini dal pianeta Terra per primi misero piede sulla Luna Luglio 1969 d.C. Venimmo in pace per tutta l'umanità.” La placca è firmata dai tre membri dell'equipaggio di Apollo 11 e da Richard Nixon. (fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo_11 )

Placca agganciata al modulo lunare Apollo 11
La fotografia rappresenta la placca in alluminio, agganciata al modulo lunare Apollo 11. Iscrizione: “Qui uomini dal pianeta Terra per primi misero piede sulla Luna Luglio 1969 d.C. Venimmo in pace per tutta l’umanità.” La placca è firmata dai tre membri dell’equipaggio di Apollo 11 e da Richard Nixon, fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo_11

Vedendo la Terra da un’altra prospettiva, si parla poi di erranza: il volo nello spazio ha reso il rapporto uomo-terra meno stabile, meno scontato. Da una parte si avverte una possibilità di fuga verso mondi nuovi e migliori, ma dall’altra si ha un senso di mancanza, di necessità legata al ritorno, un sentimento di sublime, suggerito dalla tesi di Kant.

Questo mix di sentimenti spinge l’uomo a compiere i primi “atti di appropriazione della Luna”. Programmi di tutela e di No-Fly Zone cercano di proteggere i siti degli allunaggi passati. Non si tratta solo di impronte ed elementi che per sbaglio sono finiti sul suolo lunare. Si tratta di Musei sulla Luna, oggetti che gli astronauti hanno volutamente portato e poggiato sul suolo straniero. Da qui si diffonde The Moon Museum, una barretta di ceramica placcata in iridio, rappresentativa dell’arte americana contemporanea, da inviare sulla Luna. L’esplorazione dello spazio e la cultura Pop degli anni Cinquanta-Sessanta sono esperienze che si contagiano reciprocamente. In questo contesto, la bandiera americana entra a far parte dell’universo, mostrandosi a suo agio in un ambiente di massima decontestualizzazione, come quello lunare.

La foto rappresenta la bandiera americana sul suolo lunare. (fonte immagine: http://history.nasa.gov/ap11ann/kippsphotos/apollo.html NASA Image ID num. AS11-37-5480)

La foto rappresenta la bandiera americana sul suolo lunare, fonte: http://history.nasa.gov/ap11ann/kippsphotos/apollo.html NASA Image ID num. AS11-37-5480

Durante un periodo di vent’anni, dal lancio del primo Sputnik all’ultima missione americana svolta dall’Apollo17, la corsa allo spazio ha rappresentato molte cose: competizione politica, competizione militare, valore storico e contemporaneamente valore mediatico, opzione exit, moon art, sogni e valori storici dati agli oggetti lasciati sulla Luna…

La Luna a questo punto, appare come un museo da visitare, magari attraverso l’uso di nuove app, quali Google Moon. Contemporaneamente però, appare inglobata nel territorio dell’umanità, e priva del suo carattere, inglobata in un senso di insignificanza.

co-writer | Antonietta Valente

Laureanda in Architettura presso l’Università Sapienza di Roma, con tutor il prof. Antonino Saggio.

Note
[1] B. Anders, Nasa 1968, pag 23
[2] cit. Stefano Catucci, pag 40
[3] cit. Stefano Catucci, pag 41
[4] Anders, Nasa 1970-1977, pag 71
[5]G. Anders, pag 71

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