Molteplicità a-prospettiche: verso il ridimensionamento della nozione di territorio

  1. Re-start

Aprire un nuovo ciclo nella storia del territorio e della città, immaginare e produrre nuovi atti territorializzanti, precisa l’attenzione sulla trasformazione in atto della relazione uomo/territorio/città attivata dalla compresenza di più e diversificati attori sociali che si fanno comunità di uomini che ri-abitano la Terra, ovvero restituiscono al suolo/supporto del Territorio, quel grado di instabilità tale da aumentare il livello di complessità sociale ed economica, che erode spazi e modi dell’organizzazione tradizionale urbana e territoriale.

In altri termini il suolo/supporto del Territorio si va incrinando per effetto di un dinamismo paradossale tra la ricerca di uno spazio unico « […] come forma a priori, libera da ogni differenza di luogo […]» (Cacciari, 1994: 126) proprio delle grandi economie internazionali e, all’opposto, l’intensificazione dei nodi (come comunità locali formate da più attori e fondate su microeconomie) e sovrapposizione di reti. Accelera la frammentazione e si manifesta in quello che è un nuovo ordine emergente spesso confuso e/o individuato come patologia urbana, che tuttavia appartiene allo spazio della città e al territorio e, nelle parole Piccolo, locale, aperto e connesso di Ezio Manzini (Global Network on Design for Sustainability) trova la  chiave per definire la formazione di nuovi scenari urbani.

Barry le Va, Wash, 1968.  Inchiostro su carta millimetrata montato su carta © 2012 Barry Le Va

Barry le Va, Wash, 1968.
Inchiostro su carta millimetrata montato su carta
© 2012 Barry Le Va

Per Eyal Weizman, come per Teddy Cruz, (per citare solo due figure importanti di architetti/ attivatori culturali in aree di grande criticità) è questo il momento di agire sull’architettura e sulla città come agente di accelerazione della crisi. Recuperando quell’azione critica tale da permettere il passaggio da uno stato di necessità, afferente al mito ordinatore di Ananke che precede la definizione del Territorio come instaurazione di una norma, all’intervento di una perturbazione (di qualunque tipo) che scardina la norma e focalizza la ricerca contemporanea nella dispersione della centralità. Ciò che apre alla Varietas (definita da Lucrezio, I sec. a.C.) da sempre esclusa rispetto al concetto unitario di Territorio e sposta l’attenzione verso la dimensione fisica e simbolica del paesaggio come coesistenza di sistemi diversi.

La ricerca, molto attiva in campo internazionale nei territori emergenti, caratterizzati da scarsità di risorse, coinvolge in primo luogo la necessità di risignificazione dello spazio pubblico e del concetto di bene comune. Ciò implica una rinnovata ricerca estetica tale da rimettere insieme bello come ricerca di qualità dei luoghi  e buono (recuperando l’etimologia di bellus diminutivo di una forma arcaica di bonus-buono) in direzione della sostenibilità sociale quale prodotto di una comunità in grado di progettare se stessa, cioè di agire, oltre lo stato di necessità, non subordinata alla crescita economica. Agire in una molteplicità a-prospettica, dove il piccolo funziona come nodo di una rete costruita “dal basso” e dunque aperto al flusso di persone, idee e informazioni, capace di creare relazioni non gerarchiche ma solidali, fino anche alla realizzazione di sistemi di città “che condividono”.

Piccolo e locale, grazie alle possibilità di accesso all’informazione e alla comunicazione, che permettono l’avviarsi di processi di partecipazione, si configurano in opposizione al modo di attivare un “comportamento” e quindi un programma e un Piano, che afferiscono, per Hannah Arendt, al sociale come insieme di uomini/animali condizionati al fare utile (ripetizione di un ordine) anziché all’agire. L’obiettivo è quindi quello di  ricercare, attraverso il coinvolgimento di più attori possibili, la migliore combinazione, nello specifico di ogni territorio e progetto, tra un tema progettuale trainante (driving force) e i possibili temi secondari e tra diverse sostenibilità per conseguire incrementi del livello di benessere.

  1. Ri-densificare

L’avanzamento del tessuto (apparentemente) “debole” si riflette in una condizione di instabilità che permette l’uscita dalla rappresentazione chiusa all’interno di una cornice/sistema, per prodursi in modalità sistemiche tali da riscoprire la città (e il Territorio) come realtà mobile e incompleta e, su questo grado di incompletezza e instabilità, costruisce la sua forza.

A partire non solo dalla ridefinizione dello spazio pubblico ma, a fronte di una sempre maggiore frammentazione e dispersione, dalla ridensificazione e complessificazione degli insediamenti e dei tessuti attraverso la «Mixitè» (Saggio, 2003) che frammenta l’unità fondiaria e sociale ereditata dallo spazio del moderno. La strategia di intervento per progetti si sostituisce al programma sequenziale e per fasi e lo spazio/luogo si  risolve in un mix di attività che definiscono sistemi  relazionali capaci di ridare Terra alle comunità.

Estudio Teddy Cruz, particolare dello studio di densificazione ad uso misto per  Casa Familiar, San Ysidro, San Diego, California  Grafico ©Estudio Teddy Cruz

Estudio Teddy Cruz, particolare dello studio di densificazione ad uso misto per Casa Familiar, San Ysidro, San Diego, California
Grafico ©Estudio Teddy Cruz

Assume in questo senso un diverso significato ripensare l’infrastruttura, che si riappropria del significato letterale, come struttura tra, ciò che le conferisce la capacità di lavorare per relazioni aperte e modificabili in una vasta gamma di varietà di scala (dalla dimensione territoriale fino  a micro iniezioni di architettura).

Ed è proprio la diversificazione di scala oltre l’essere tra che fa la differenza. La rende speculare allo spazio pubblico (come spazio necessario al giudizio e opposto all’isolamento, sociale e politico) e, a cascata, alla casa, non più “unità d’abitazione” ma, per Cruz, armatura di una rinnovata cultura pubblica: «alloggiare come un’infrastruttura». Salta l’idea che alcuni luoghi/località, possano spegnersi a causa di una rete infrastrutturale misurata solo alla grande scala. In questo senso  frammentazione e variabilità permettono di pensare la città come accumulo di configurazioni pronte a sconfinare verso forme e sistemi distribuiti organizzati in strutture orizzontali di conoscenza, formazione e progettazione.

Estudio Teddy Cruz, schema di attivazione del conflitto. « … Dietro la facciata della povertà c’è un’idea più convincente sull’abitare [… ]concepito come un sistema relazionale di messa a terra di un’organizzazione sociale. Un nuovo paradigma può emergere  qui, un nuovo modo di intendere le sostenibilità (sociale e ambientali) e le economie» Teddy Cruz, 2009

Estudio Teddy Cruz, schema di attivazione del conflitto. « … Dietro la facciata della povertà c’è un’idea più convincente sull’abitare [… ]concepito come un sistema relazionale di messa a terra di un’organizzazione sociale. Un nuovo paradigma può emergere qui, un nuovo modo di intendere le sostenibilità (sociale e ambientali) e le economie» Teddy Cruz, 2009

Abitanti e architetti stanno trasformando le dinamiche della progettazione attraverso un complesso sistema di «messa a terra di un’organizzazione sociale» (Cruz, 2009) che trova nel conflitto lo strumento operativo di mediazione e ibridazione tra formale (Top down) e informale (Bottom up Agency) cioè tra forze opposte del “fare” città: capitale finanziario e capitale sociale.

  1. Territorio VS Varietas

Secondo un paradigma classico della conoscenza, il Territorio (forma propria di una relazione spazio-tempo lineare) si sovrappone alla Terra. Misura, regola e ordina la Terra, trasformata, nella reiterazione dei riti di fondazione, in supporto di un assetto figurativo di un’organizzazione sociale. Atto concluso (cancellato e riscritto) operato dal Territor e dal suo architetto.

Si stabiliscono cioè una serie di relazioni indirette che, nel tempo, hanno dato forma attraverso la rappresentazione del Limite a quelle azioni di: opposizione/espulsione/localizzazione sulle quali ha trovato fondamento la natura privativa del Territorio.  Dalla linea dell’Orizzonte che separa Terra e Cielo alla forma archetipica dell’abbraccio alla Terra di Ananke. Una linea e un cerchio.  Una sequenza ritmica di spazi e mondi ordinati gerarchicamente e in equilibrio, dal recinto alle forme della città, opposte all’artificio della campagna come alla natura della foresta.

Barry Le Va, Palms Down-Bearings rolled (six specific instants: no particular order), 1966-67.  I cuscinetti a sfera rotolanti fanno parte di una serie di 15 disegni. Fotografie di Arne Schults, collezione privata

Barry Le Va, Palms Down-Bearings rolled (six specific instants: no particular order), 1966-67.
I cuscinetti a sfera rotolanti fanno parte di una serie di 15 disegni. Fotografie di Arne Schults, collezione privata

La Varietas è ciò che per il Territorio (dal quale è esclusa la possibilità della deviazione dalla traiettoria rettilinea) è lo spazio dell’indistinto, compreso tra mondi possibili e differenze, volontà di movimento e instabilità della materia e delle sue combinazioni. Come nell’opera di  Barry Le Va, tra i cuscinetti rotolanti (Palms Down-Bearings 1967) e nei paesaggi contemporanei di Olalekan Jeiyfous, che con Lucrezio hanno in comune questa idea dinamica della combinazione e interazione.

Olalekan Jeyifous, Restless – abandon, 2011 Tecnica mista ©  Olalekan Jeyifous (?)

Olalekan Jeyifous, Restless – abandon, 2011
Tecnica mista
© Olalekan Jeyifous (?)

La Varietas può ancora rappresentare la chiave per esprimere la diluizione del concetto di territorio in una sempre maggiore frammentazione, per effetto dell’aumentare di minoranze che, per A. Magnaghi, manifestano un sistema complesso e differenziato di esigenze che incidono fortemente sull’organizzazione urbana e territoriale.

   4. Smontare il territorio: il progetto per San Ysidro a San Diego e la Metro Cable di Caracas.

Di seguito si raccontano due progetti significativi di un agire sulla città rispetto al quale l’oggetto architettonico è parte di una strategia in grado di innescare  processi sul lungo periodo, attivando risorse culturali economiche e sociali. I progetti, per San Ysidro e Caracas, individuano un percorso di costruzione di nuovi paesaggi, che tende allo smontaggio o al ridimensionamento della nozione di Territorio.

Lucien Kroll, era convinto dell’importanza della sottrazione dell’architettura al dominio esclusivo dell’architetto al fine di indirizzarla verso: «un’azione aperta alle nuove necessità e a decisioni sempre provvisorie e incomplete» (Kroll in R. Poletti, 2010). Diversi architetti contemporanei, hanno colto questa indicazione facendosi attivatori/catalizzatori della trasformazione condotta attraverso strategie informali centrate sulla mediazione tra alto (Istituzioni e Capitale finanziario) e basso (Comunità/organizzazioni non profit e capitale sociale) e sulla ridefinizione delle densità sociali, costruttrici di relazioni variabili nel tempo.

È il caso dell’esperimento Mi pueblo village avviato dall’organizzazione locale no-profit Casa Familiar in sinergia con lo Estudio Teddy Cruz per il quartiere informale e storico di San Ysidro a San Diego in California, segnato da povertà e conflitti violenti legati al narcotraffico.

Estudio Teddy Cruz, la strategia di intervento per il quartiere San Ysidro elaborata su Three activities di Barry Le Va (1968); a fianco gli “attori” coinvolti nella progettazione e un dettaglio del “codice a barre”; in basso Teddy Cruz nel suo studio.

Estudio Teddy Cruz, la strategia di intervento per il quartiere San Ysidro elaborata su Three activities di Barry Le Va (1968); a fianco gli “attori” coinvolti nella progettazione e un dettaglio del “codice a barre”; in basso Teddy Cruz nel suo studio.

Per Cruz, la ridefinizione della densità passa attraverso la realizzazione di unità socio/microeconomiche che attivano un uso misto dei suoli (opposto alla specializzazione per aree dei Piani tradizionali) reso possibile da micropolitiche guidate da Casa Familiar in collaborazione con la comunità residente.

Il progetto fa propria la simbologia del codice a barre, come struttura sintetica di informazioni prodotta da una sequenza di spazi e barre più o meno densi che, applicata alla planimetria, permette di individuare usi, attività e luoghi qualitativamente variabili (aperti, chiusi, aperti/coperti, pubblici e privati) secondo un’alternanza spaziale che mantiene un certo grado di ambiguità d’uso, necessaria alla modificazione delle attività immesse inizialmente, in rapporto alla realtà mutevole della comunità locale.

La strategia di micropolitica AHOZ (Affordable Housing Overlay Zone) che lo Estudio Cruz individua con Casa Familiar, avvia un processo informale e incrementale di sviluppo urbano ed economico rispetto al quale l’housing viene interpretato come un sistema di interazione economica e culturale, per cui si mette in condizioni la comunità residente di attivarsi come sviluppatore di prototipi abitativi, in grado di seguire le trasformazioni necessarie del programma che interverranno nel tempo. Non si tratta più di alloggi e infrastrutture sociali sul territorio ma di una messa a sistema di attività sovrapposte e connesse secondo una strategia gestita da Casa Familiar. In questo senso assume significato la locuzione di densità sociale.

Si sviluppano due prototipi: uno alla scala del quartiere, l’altro a una scala più piccola, quella dell’unità di densificazione, sviluppata su due aree diverse. Sullo schema individuato si produce una ulteriore frammentazione lavorando sulla modellazione del suolo che permette la sovrapposizione di percorsi, costruito e attività del programma.

L’esperimento si è avviato dalla progettazione di un’unità in un’area in parte occupata dalla chiesa abbandonata di San Ysidro, che nel progetto diventa il cuore dei programmi di Casa Familiar, con uffici dedicati posti nel nuovo sottotetto, un salon per incontri e attività culturali e centro di sostegno per lo sviluppo di microeconomie a partire dall’organizzazione di un orto per la produzione e il commercio dei prodotti agricoli. La driving force è costituita dalla iniziale necessità di produrre alloggi a prezzi accessibili per anziani e nipoti e asili nido (Senior House and childcare center).

Estudio Teddy Cruz, Casa Familiar, San Ysidro: “Living rooms at the border”. Elaborazione grafica del progetto su una foto dell’area, a destra l’edificio chiesastico e a sinistra l’infrastruttura di servizio: i telai multiuso dei soggiorni all’aperto, qui in uno scenario completo di alloggi (senior house ) e  cucine collettive  al piano superiore; mercato, workshop e laboratori artistici al livello terra; sullo sfondo le attrezzature per il gioco all’aperto, il teatro, giardini e orto.  ©immagine Estudio Teddy Cruz

Estudio Teddy Cruz, Casa Familiar, San Ysidro: “Living rooms at the border”. Elaborazione grafica del progetto su una foto dell’area, a destra l’edificio chiesastico e a sinistra l’infrastruttura di servizio: i telai multiuso dei soggiorni all’aperto, qui in uno scenario completo di alloggi (senior house ) e cucine collettive al piano superiore; mercato, workshop e laboratori artistici al livello terra; sullo sfondo le attrezzature per il gioco all’aperto, il teatro, giardini e orto.
©immagine Estudio Teddy Cruz

La sovrapposizione dei livelli e la successiva frammentazione avviene in questo modo: a livello del suolo, la scansione per strisce parallele, più e meno dense, definite secondo variazioni di livello, alterna costruito (coperto; aperto/coperto) e spazi verdi/giardino/orto. Il costruito prevede tre serie di alloggi: Housing 1 per famiglie, Housing 2 per artisti e Housing 3 per nonni e nipoti. Il programma è stato quindi incrementato e distribuito secondo un sistema di strati in cui gli spazi privati e pubblici si intrecciano e sovrappongono.

Sul bordo dell’area i telai tridimensionali delle stanze di soggiorno all’aperto (livingsrooms) prevedono usi misti e diluiti nel tempo; la striscia di giardini e quella nuovamente densa degli incubatori culturali: case (housing 2) e studi per artisti e attività culturali. Sul fondo, collegate all’orto e al centro sociale, altre stanze di soggiorno. Il diagramma generale di progetto si sovrappone all’opera di Barry Le Va, Three Activities (1968) e in dettaglio utilizza le strisce (Strips sheets particles) del 1967-’68. L’architettura lavora sul tema del collage: sovrappone alla struttura rigida del telaio tridimensionale, ispirato alle installazioni di land art di Donald Judd, frammenti e elementi minimi colorati che, accostati e sovrapposti, assumono una valenza ironica: scarti di produzione, quelli che solitamente da San Diego viaggiano verso Tijuana.

Il futuro dello sviluppo urbano, per Alfredo Brillembourg e Hubert Klumpner: Urban-ThinkTank, sta nella collaborazione tra architetti, imprese private e comunità locali degli insediamenti informali che, per la loro  velocità di crescita e flessibilità alla trasformazione, rappresentano uno tra gli aspetti fondamentali  della realtà “mondializzata”.

La Metro Cable (2005-2011), il sistema di funivia integrato alla rete metropolitana di Caracas,  è già una pagina di Wikipedia e un murales. Ovvero è per Stefano Casciani, un’icona pop, in grado di racchiudere l’essenza del contemporaneo. Un’ utopia concreta fatta realtà.

Caracas, Barrio San Augustin,  immagine dall’alto: «una casa grande come una montagna» (U-TT). Al centro dell’immagine si vede la stazione realizzata: “La Ceiba” della Metro Cable System di Urban ThinkTank  ©immagine Iwan Baan per Urban ThinkTank

Caracas, Barrio San Augustin, immagine dall’alto: «una casa grande come una montagna» (U-TT). Al centro dell’immagine si vede la stazione realizzata: “La Ceiba” della Metro Cable System di Urban ThinkTank
©immagine Iwan Baan per Urban ThinkTank

Il Barrios San Augustin inizia a formarsi negli anni Quaranta del Novecento sulle colline (900 m slm) che scendono come dita di una mano verso la città di Caracas a valle. Da allora ha continuato ad espandersi. Non era dotato di nessun collegamento con la città che non fossero sterrati e dirupi, da scendere a piedi in un percorso di circa due ore tra  liquami di fogne e sparatorie. La difficoltà a scendere tiene confinati gli abitanti del barrios sulle colline, privandoli di accessi all’istruzione, all’assistenza sanitaria e molto altro. È qui su queste condizioni che gli architetti fondatori di U-TT decidono di lavorare e comprendere come le comunità costruiscono il loro abitare.

Uno dei nodi principali della trasformazione sta nella consapevolezza che è impossibile ristrutturare integralmente. Si procede per interventi a scale diverse che, nel tempo, possono essere ulteriormente modificati. Interventi che rappresentano l’unica forma di opposizione ai piani governativi che si risolvono sempre in scelte di demolizione e allontanamento forzato della popolazione.

Urban ThinkTank, prototipo del progetto della Metro Cable System, Caracas, Barrio San Augustin ©immagine Urban ThinkTank

Urban ThinkTank, prototipo del progetto della Metro Cable System, Caracas, Barrio San Augustin ©immagine Urban ThinkTank

La Metro Cable prevede la costruzione di cinque stazioni, tre di colle e due di valle: La Ceiba, San Augustin, El Manguito, Hornos de Cal e Parque Central. Ognuna delle stazioni, diversa per forma architettonica è associata ad un diverso programma sociale: dalla scuola di musica (Fabrica de musica) alla palestra verticale (Vertical gym) e alla scuola per l’infanzia, agli spazi verdi per il gioco all’aperto (Parque central), a un sistema di alloggi a prezzi accessibili (Growning house). A queste attività corrispondono poi piccole aree commerciali per incentivare economie locali, servizi amministrativi e di assistenza sanitaria. Si tratta quindi, più precisamente, di un sistema di infrastrutturazione sociale,  che vale, non solo a portare il barrios nella città ma anche a portare la città nel barrios.  

Urban ThinkTank, bozzetti di progetto della stazione “El Manguito”, sezione della stazione “La Ceiba” e la palestra verticale  ©immagini Urban ThinkTank

Urban ThinkTank, bozzetti di progetto della stazione “El Manguito”, sezione della stazione “La Ceiba” e la palestra verticale
©immagini Urban ThinkTank

Il lavoro di progettazione della Metro Cable (cfr. U-TT Infrastructures) si è svolto in una prima fase insieme ai leader della comunità, nel confronto con gli abitanti, poi presso l’Università Centrale del Venezuela, con altri architetti e autorità governative. La task force che si è così formata ha scelto il sistema della funivia, più adatto rispetto al fragile contesto geomorfologico, al risparmio energetico e al tessuto costruito, in quanto permetteva di evitare massicce demolizioni.

Alle ricerche e analisi del contesto, riferite al come la comunità si è  insediata nel territorio e al perfezionamento del progetto, è seguita una vasta campagna di comunicazione, funzionale alla presentazione e alla  ricerca di finanziamenti per la realizzazione.

Il progetto (ancora non completato e aperto) dà vita ad un modello di città «che pone la realtà sociale di un sito, all’avanguardia della discussione  architettonica  e politica» (cfr. Urban -Think Tank, Philosophy).

Riferimenti:

ARENDT, Hannah (2011-1958). Vita Activa. La condizione umana, traduzione di Sergio FINZI Milano: Tascabili Bompiani, ISBN 9788845246289.

CACCIARI, Massimo (1994). Geo-filosofia dell’Europa, Milano: Adelphi Edizioni S.p.a., V ed. ISBN 9788845917530.

FARINELLI, Franco (2007). L’invenzione della Terra, Palermo: Sellerio, SBNPal0207087.

MAGNAGHI, Alberto (2003). Il progetto Locale. Torino: Bollati Boringhieri ISBN 8833912329 e vedi pure dello stesso autore l’edizione riveduta e ampliata del 2006: Il progetto Locale. Verso la coscienza di luogo, Torino: Bollati Boringhieri, 2006.

TITO LUCREZIO CARO, La natura delle cose, introduzione di Gian Biagio Conte, traduzione di Luca Canali; note di Ivano Dionigi, Milano: Mondolibri, 2000.

WEIZMAN, Eyal (2009-2007) Architettura dell’occupazione. Spazio politico e controllo territoriale in Palestina e Israele, traduzione dall’inglese di Gabriele Oropallo. Milano: Bruno Mondadori ISBN 9788861592940.

CASCIANI Stefano, Urban ThinkTank. Vuelame a mi Barrio, Domus, aprile 2010, n.935, ISSN 00125377, pp 58-69

MAGNAGHI, Alberto (2006). Dalla partecipazione all’autogoverno della comunità locale: verso il federalismo municipale solidale, in Democrazia e Diritto, n. 3/2006, versione in pdf.

MANZINI Ezio, The new way of the future: Small, local, open and connected, pubblicato in formato pdf in https://centres.smu.edu.sg/lien/files/2013/10/SocialSpace2011-The-New-Way-of-the-Future-Small-local-open-and-connected-Ezio-Manzini-.pdf e tratto dall’originale: Manzini, Ezio Small, Local, Open and Connected: Design Research Topics in the Age of Networks and Sustainability, in Journal of Design Strategies, Volume 4, n.1/2010

ESTUDIO TEDDY CRUZ, Casa Familiar: Livingsroom at the border and senior housing with childcare, in Profile Overview in http://www.california-architects.com/en/estudio/projects

GUZZINI, Giulia, A conversation with Teddy Cruz. Domus, 13 maggio 2009, 918, Firenze, edizione digitale, domusweb.it

POLETTI, Raffaella. Lucien Kroll un’utopia interrotta, 3 dicembre 2010, edizione digitale domusweb.it

RE-THINK URBAN (INFRA)STRUCTURES: Interview with Alfredo Brillembourg & Hubert Klumpner, Atlantis Magazine by Polis, Platform for Urbanism, 14 dicembre, 2013 edizione digitale in http://atlantistudelft.wordpress.com/2013/12/14/re-think-urban-infrastructures

SAGGIO, Antonino.  Mixitè a Pittsburgh, 19 marzo 2003,  in http://architettura.it/coffeebreak/20031119

URBAN THINK-TANK, in http://www.u-tt.com/officePhilosophy; http://www.moma.org/interactives/exhibitions/2010/smallscalebigchange;

YILDIZ, Sevin. With Teddy Cruz on Power and powerlessness, 19 novembre 2009, in archinect.com

guest writer: Maria Teresa Cutrì 

Architetto e dottore di ricerca. Dal 2001 al 2012 ha svolto,  a seguito del  diploma  di Perfezionamento in  Progettazione Architettonica: Teorie e tecniche del recupero del moderno (2000-2001, Sapienza_Roma) attività di ricerca a progetto sull’architettura e la città storica, moderna e contemporanea con l’Osservatorio sul moderno a Roma. La dissertazione dottorale (discussa a dicembre 2014) ha come titolo: Architetture Dis_perse. Accelerazione e moltiplicazione del frammento. Luoghi del conflitto, aree urbane di nuove migrazioni e territori di guerra, generatori complessi della trasformazione e della ricerca di nuovi rapporti architettonici e urbani. Recentemente ha partecipato curando la sezione Political disasters al congresso internazionale Durban 2014. Collabora attualmente con il laboratorio ArCO Architettura e Contesti DiAP_Sapienza all’interno della redazione del portale di architettura moderna e contemporanea ArchiDiAP.

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