“Alle origini dell’atto critico è sempre l’operazione del distruggere, del separare, del disintegrare una struttura data. Senza una tale disintegrazione dell’oggetto dell’analisi […] non è possibile alcuna riscrittura di esso”
[Manfredo Tafuri, La sfera ed il labirinto, 1981]
A partire dagli anni 70, il lungo processo deflagrativo/dissolutorio della città moderna europea genera ampi brani di città generica, un ‘coacervo di frammenti eterogenei’ composto da lacerti (isole della città arcipelago), polveri (l’urbanizzazione diffusa e pulviscolare), strati (i differenti strati storici, moderni e contemporanei) e campi (i fossili dei quartieri modernisti).
La forma del territorio contemporaneo esito del lungo processo scompositivo dello spazio moderno, è, dunque, l’oggetto dell’analisi, il dato da decodificare. Solo attraverso la sua decostruzione è possibile una sua riscrittura. La dissezione da compiere dentro la carne del territorio “non è un ordinato sezionare analitico, un fare a pezzi che lascia tuttavia ciascun elemento al suo posto, bensì un frantumare che rimescola, che trasforma, che ha come esito una nuova versione del dato (Tafuri)”.
La ricerca attua un atto critico, un atto decostruttivo delle strutture relazionali che regolano i processi di formazione/deformazione delle nuove forme della concentrazione/dispersione urbana del territorio contemporaneo al fine di poterne riscrivere le relazioni ‘interrotte’.
- Trasfigurazioni estatiche – Le Città Relazionali, trasfigurazioni estatiche della Città Generica. Forme critiche della città postmoderna. Contrappunti morfologici, cortocircuiti temporali. Eterotopie. Pathos della forma.
- Forma urbis – Le Città Relazionali non attuano una rottura totale con la forma urbis precedente. Non negano i precedenti valori che hanno dato origine al palinsesto generico. Non operano attraverso l’assolutismo della tabula rasa. Ne evidenziano i limiti, le criticità, le complessità e le contraddizioni, i paradossi, relativizzandoli e decostruendoli dall’interno.
- Lacerti – Le Città Relazionali operano per “Dare concretezza ai frammenti della città postmoderna […] li rivelano per ciò che essi sono: lacerti di ciò che rimane dell’ordo modernista, dopo la devastazione ideale compiuta su di esso” [1]. Non nuove scritture su fogli bianchi, ma ri-scritture interstiziali operate tra le pieghe di testi già scritti.
- Decostruzione/Costruzione – Le città relazionali attuano un doppio gesto di decostruzione/ri-costruzione della Città Generica. Ne evidenziano le strutture relazionali, giocano con esse, le rovesciano, ne impediscono la semplice ri-trascrizione.
- Pratiche di scrittura – Le Città relazionali, pratiche di scrittura che tentano di abitare i margini, gli interstizi dello spazio generico.
Relational Cities. How to act...into the city.
- Ecstatic transfiguration – Relational Cities, ecstatic transfigurations of the generic Cities. Critical forms of the post-modern city, morphological counterpoints, temporal short circuits. Heterotopias. Pathos of form.
- Forma urbis – Relational Cities, do not carry out a total breach with the previous form, they do not reject previous values that are the source of the generic palimpsest, they are not replaced through the absolutism of the tabula rasa, nor do they draw attention to the limits, the urgencies, the complexities, the contradictions, the paradoxes, relativising and deconstructing them from within.
- Fragments – Relational Cities work to ‘Give substance to the fragments of the post-modern city […] revealing them for what they are: fragments of what is left of the modernist horror, after the ideal devastation it was subjected to” [2]. No new words written on white sheets of paper but interstitial re-writes scribbled between the folds of words that have already been written.
- Deconstruction/Construction – Relational cities carry out the dual task of deconstruction/reconstruction of the Generic City. They distinguish relational structures, playing with them, turning them upside down, preventing the simple re-transcription.
- Writing practices – Relational cities, writing practices that attempt to inhabit the margins, the interstices of generic space.
Note:
[1] Frammenti trasfigurati del testo “L’architetto scellerato: G.B. Piranesi, l’eterotopia e il viaggio di Manfredo Tafuri, da La Sfera e il Labirinto. Avanguardie e architettura da Piranesi agli anni 70”, Einaudi, 1980
[2] Transfigured fragments of the text “L’architetto scellerato: G.B. Piranesi, l’eterotopia e il viaggio di Manfredo Tafuri, da La Sfera e il Labirinto. Avanguardie e architettura da Piranesi agli anni 70”, Einaudi, 1980
guest writer: Fabio Alessandro Fusco
Nato a Taranto, laureato in Architettura alla Facoltà di Pescara, master in Progettazione Strategica e Dottore di Ricerca in Progettazione Architettonica Urbana al Politecnico di Milano, insegna Progettazione presso la Scuola di Architettura e Società a Milano e Piacenza. Collabora con Andrea Branzi, e dal 2004 conduce una ricerca autonoma sulle strategie e le tattiche di trasformazione dei frammenti della città generica contemporanea. Ha esposto i suoi lavori allo Storefront for Art and Architecture e all’ E-Zuff Film Festival di New York, alla Biennale di Venezia, alla Triennale e allo Spazio FMG di Milano, al Lauba e al Think Space di Zagabria.