Il progetto è un processo, il progetto non è un prodotto. Questo è il salto di paradigma che la crisi economica ha spietatamente messo in luce, anche se l’intuizione è della fine degli anni ’60 durante una famosa conferenza di Yale. Ormai sembra evidente che si deve creare un’interazione fra l’atto progettuale e quello pratico nel senso che il forte aumento di strutture come i fablab avvenuto negli ultimi anni (ultimi mesi in Italia) ha dimostrato un ritorno da parte delle persone a “metterci le mani”, nel senso che il prodotto nasce si dalla cultura, dallo studio e dalle esperienze personali ma che trasformare un oggetto plasmandolo con le proprie mani da molto più soddisfazione.
La novità non sta nella trasformazione fine a se stessa ma nel condividere l’idea rendendola social, inserirla all’interno di una community che condivida gli stessi principi, sviluppando un networking operativo che il web 2.0 favorisce e accelera. In base a questi input l’artigiano apre le porte del suo laboratorio per insegnare e imparare dai giovani designer, cercare relazioni con gli altri elementi che stanno nel processo produttivo del bene in questione.
La produzione si mescola con l’auto-produzione con l’obiettivo di diffondere questa cultura. Due progetti di auto-produzione e collaborazione portano con se i principi fin qui elencati, mi riferisco a Fattelo! e tagliaTU.
Fattelo! è un idea nata da quattro ragazzi italiani basata sulla possibilità di costruirsi una lampada, in modalità open source, partendo da una scatola da pizza, portando il design a portata di tutti in quanto tutti potevano tracciare, tagliare, piegare incastrare, collegare…
Questa opportunità ha fatto si che il progetto riuscisse ad aggregare una community intorno all’idea di base e che metodi innovativi come il crowdfunding la facessero diventare una forma di lavoro. Come la lampada può essere costruita a casa propria ma può essere anche acquistata rendendo il progetto scalabile dal punto di vista economico nel senso che parte dal DIY – Do it yourself per arrivare ad essere una vera e propria forma di business.
Altro esempio che si inserisce fra il mondo del “recupera! ricicla! riusa!” e quello dell’autoproduzione è quello di tagliaTU. Qui il lavoro artigiano non è più legato al retail ma alla sartoria, in quanto permette a tutti di trasformare delle vecchie t-shirt in tanti altri prodotti nuovi e più utilizzabili.
Nasce da un’idea mia in collaborazione con la giovane sarta Federica e navigando fra le metodologie del gioco e della creatività costruisce un contenitore on-line dal quale attingere le istruzioni open source per tagliare le magliette, fornendo anche in questo caso consulenza, aiuti tecnici e pratici. Come il precedente anche questo progetto cerca la via del crowdfunding per poter essere realizzato.
Questi sono due degli esempi che il nuovo modo “del fare” coniugato con le nuove tecnologie porta in luce, ma sono anche un esempio di collaborazione in quanto il tagliaTU kit (scopritelo nel sito) diventa un vero e proprio prodotto di design in quanto con Fattelo! può essere trasformato in una lampada da tavolo.
A questo punto cosa aspettate? Sosteneteci e diventate portavoce di una nuova cultura del fare!
Guest writer: Alessio Barollo
Alessio Barollo è architetto e futuro maker. Laureato presso lo IUAV di Venezia con una tesi sull’utilizzo di metodi crowdsourcing per l’architettura. Attualmente si occupa di sostenibilità essendo parte del collettivo abacO e facendo ricerca per Verona Smart City, ICN – Italian Crowdfunding Network e VoD – Value of Differences.
Questo articolo mette bene in evidenza in evidenza come il fare da sè, in questo contesto, non va inteso nel senso di fare da solo, ma nell’accezione di fare insieme, collaborando con gli altri, scambiandosi le conoscenze per produrre un oggetto che, normalmente siamo abituati a comprare per soddisfare le nostre esigenze, ma che potrebbe anche essere destinato alla vendita. Questa collaborazione può anche comportare l’utilizzo di materiali direttamente riutilizzabili o riciclati.