Il più grande giacimento di petrolio del mondo

Quando pensiamo all’Italia non possiamo assolutamente non considerare un aspetto fondamentale di questa nostra bella terra: l’Italia è il paese con il maggior numero di beni culturali al mondo. I nostri “giacimenti culturali”, così come vengono a volte definiti, sono una fonte inesauribile di ricchezza, o meglio, potrebbero esserlo, e affinchè questo accada è necessario cambiare testa. I beni culturali e specificatamente tutte quelle testimonianze che hanno per definizione valore di civiltà, sono prima di tutto elementi comunicativi in grado di veicolare specifiche informazioni sulla loro essenza sulla cultura e sul tempo entro cui hanno avuto origine.

Il potenziale comunicativo ed economico della materia storica è un fluido vitale nel momento in cui siamo in grado di interpretarne il significato e individuarne la corretta modalità di racconto. Se questo passaggio non si verifica il bene cessa di esistere, è involucro senza funzione incapace di veicolare alcunché.

Il processo di rivitalizzazione diventa quindi un passaggio fondamentale per trasformare in valore gli infiniti giacimenti culturali di cui abbiamo la fortuna e il dovere di essere responsabili. L’attivazione del processo comunicativo implica una serie di importanti operazioni che riguardano l’analisi, la documentazione, l’interpretazione, la diagnosi, l’archiviazione, la conservazione, il restauro, la valorizzazione e la fruizione.

La corretta interpretazione del messaggio risulta a volte complessa e per trasmetterla è necessario avvalersi di strumenti capaci di colmare il gap di comprensione dovuto alla distanza temporale e culturale che separa l’originario destinatario da quello attuale. In questo campo la tecnologia digitale offre ampie possibilità di applicazione configurandosi come uno straordinario strumento di comunicazione e valorizzazione del patrimonio culturale, ma anche di rilievo, restituzione e conservazione.

Termini come Augmented Reality (AR) e scanner laser, sono solo alcune delle innovazioni tecnologiche impiegate nel campo dei beni culturali per arricchire la fruizione e migliorarne la conservazione.

Pensiamo ad esempio a quei sistemi che permettono l’osservazione dei ruderi nei siti archeologici attraverso la ricostruzione tridimensionale, come il sistema ARCHEOGUIDE (Augmented Reality based Cultural Heritage On-site GUIDE), un progetto finanziato dalla Commissione Europea. Questo sistema è stato usato per la prima volta in Grecia, in occasione delle olimpiadi di Atene del 2004 nel sito archeologico di Olimpia. Si tratta di un sistema che permette di osservare i monumenti all’interno dei siti archeologici mediante la sovrapposizione di una immagine tridimensionale che ricostruisce il manufatto così come doveva apparire in origine. Naturalmente la visione si contestualizza con il punto di vista dell’osservatore e si modifica al suo movimento mediante tecniche satellitari di posizionamento GPS collegate a strumentazioni periferiche indossate dal fruitore.

Le immagini virtuali 3D si sovrappongono così alla realtà e permettono all’osservatore di confrontare la condizione attuale del manufatto con quella originaria, arricchendo enormemente la sua esperienza del percorso.

Esempio di tecnologia Archeoguide through http://www.instantreality.org/archeoguide

Esempio di tecnologia Archeoguide through http://www.instantreality.org/archeoguide

In Italia un esempio ben riuscito di tecnologie avanzate applicate alla valorizzazione e al concetto di comunicazione dei beni è l’allestimento multimediale di Palazzo Farnese a Caprarola, gestito dal Distretto Tecnologico per i beni e le attività culturali del Lazio (DCT) in occasione del progetto La Tuscia Farnese“.

Il tradizionale percorso è stato arricchito da ricostruzioni 3D, proiezioni immersive e olografiche, libri virtuali che ripropongono antichi manoscritti altrimenti inaccessibili, e quadri parlanti che raccontano la vita di corte e quella dei personaggi che hanno abitato la famosa residenza. Un’esperienza davvero unica per scoprire la storia e immergersi in un mondo dell’impossibile, accresciuto dalle sofisticate ricostruzioni tridimensionali.

Casi emblematici dell’impiego di tecnologie digitali finalizzate alla conservazione e al restauro virtuale sono quelle legate all’utilizzo di scanner laser, che hanno permesso il rilievo di importanti  manufatti  successivamente perduti consentendone miracolosamente la conservazione seppur virtuale.

Si tratta del caso dei famosi Buddha di Bamiyan, due altissime statue (55 e 38 m) situate all’interno di grandi nicchie scavate nelle pareti di roccia arenaria in Afghanistan. Le statue, risalenti al VI sec d.C. e raffiguranti il Buddha in posizione eretta, sono state distrutte nel 2001 per volontà dal regime dei Taliban. Il preventivo rilievo fotogrammetrico ha permesso la realizzazione di un accurato modello tridimensionale (virtuale) che ha permesso l’apertura di un dialogo in merito alla possibile ricostruzione delle statue.

Senza il rilievo fotogrammetrico, le statue sarebbero andate perdute per sempre.

Taller Buddha nel 1963 e nel 2008, dopo la distruzione, through ://en.wikipedia.org/wiki/Buddhas_of_Bamiyan

Taller Buddha nel 1963 e nel 2008, dopo la distruzione, through http://en.wikipedia.org/wiki/Buddhas_of_Bamiyan

Altro importante campo di ricerca è quello portato avanti dalla fondazione Factum Art la cui missione rientra nella volontà di costruire un ponte tra le nuove tecnologie e le competenze artigianali. Tra i progetti più recenti la realizzazione di una copia a grande scala della Tomba di Tutankhamon a Luxor per preservare il dipinto originale dal deterioramento dovuto alla sua perpetua esposizione al pubblico.

Progetto Tutankhamon, Factum Foundation, through http://www.highres.factum-arte.org/Tutankhamun

Progetto Tutankhamon, Factum Foundation, through http://www.highres.factum-arte.org/Tutankhamun

Ma quanti tesori rischiano di essere perduti per sempre e quanti soprattutto rimangono nell’ombra di monumenti, edifici più celebri e ricercati. In una grande città come Roma, dove la storia è dietro ogni angolo, grandi tesori sommersi rischiano di essere declassati anche se testimoniano il passato e l’identità di una parte di città. E’ questo il caso di una vasta area archeologica lungo la via Casilina, nel quartiere di Tor Pignattara, che per lungo tempo è rimasta in stato di semi abbandono, oggi finalmente fruibile. Se le tecnologie digitali applicate al vasto campo dei beni culturali trovano una naturale predisposizione nella valorizzazione degli stessi, lo stesso principio vale per il progetto di architettura, che attraverso l’ausilio di questi strumenti enfatizza e amplifica il processo di comunicazione e valorizzazione, ponendosi come piattaforma in grado di accogliere e sviluppare le operazioni tecnologiche e sofisticate di fruizione.

 Il progetto InCut si propone l’obiettivo di promuovere e valorizzare il patrimonio archeologico e artistico dell’area Ad Duas Lauros muovendo proprio da questi punti di partenza.

InCut, che vuol dire “Nel taglio”, è veramente la parola chiave dell’intera operazione. Il progetto porta in superficie i tracciati catacombali sotterranei che diventano le linee guida di un nuovo paesaggio emerso. E’ un paesaggio tridimensionale, simile a una incrostazione orografica, che articola colline e crepacci per farne edifici, strade, percorsi, slarghi e piazze. All’interno di questo disegno emergono i vari corpi edificati organizzati attorno a una piazza centrale che ramifica i suoi canali legandoli al parco limitrofo, al vicino mausoleo di sant’Elena e al tessuto esistente. Il progetto da una parte echeggia un processo formativo vulcanico, dall’altra rivela una sua dimensione fortemente “sezionale” perché mette in comunicazione visiva, spaziale e funzionale gli accessi al mondo sotterraneo e le diverse quote degli edifici sino alle stesse coperture praticabili.  Le tracce delle giaciture catacombali emergono in superficie configurandosi come l’ossatura, la struttura e il disegno del nuovo progetto.

In-Cut, Progetto per la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico dell'area Ad Duas Lauros

In-Cut, Progetto per la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico dell’area Ad Duas Lauros

Il progetto basa la sua organizzazione funzionale sul principio della mixitè, ovvero sulla combinazione sinergica di più funzioni, alcune delle quali sono strettamente connesse alla valorizzazione dell’area e comprendono un museo archeologico e una scuola di restauro, altre invece sono finalizzate alla costituzione di un ponte verso il quartiere e il parco circostante, e comprendono funzioni di ricezione turistica e una palestra. In particolare, la  presenza di laboratori di ricerca attivi nel campo del rilievo, della conservazione, della  catalogazione, della didattica e della divulgazione in sintonia con le nuove applicazioni tecnologiche fanno di InCut un centro propulsore di attività nella ricerca, nella formazione e nello sviluppo di questo settore. Si tratta di entrare in contatto con la materia storica, interpretandola alla luce di una visione che appartiene al presente.  Un presente che coinvolge tutti quegli strumenti e quelle dinamiche economiche e tecnologiche capaci di convogliare l’attenzione e la sensibilità verso un passato che non solo ci appartiene, ma nei confronti del quale abbiamo il dovere di riconoscerne il valore ed essere in grado di raccontarlo alla comunità. Il contatto con la materia storica si traduce in questo caso specifico nella visualizzazione di un mondo sotterraneo e nel ruolo attivo dell’innovazione tecnologica e informatica.

In-Cut, Progetto per la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico dell'area Ad Duas Lauros

In-Cut, Progetto per la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico dell’area Ad Duas Lauros

In genere un museo che espone le proprie opere, con qualche nota informativa, può ritenere esaurito il proprio compito. InCut, al contrario propone un’esperienza immersiva più completa, perché il museo è un tassello altamente comunicativo di un ingranaggio più complesso, nel quale sono presenti ulteriori elementi specializzati che comunicano fasi di un processo dal quale generalmente il fruitore è escluso, come quello del rilievo e del restauro. E ancora, essendo le catacombe dei Santi Pietro e Marcellino considerate una vera e propria pinacoteca di pittura paleocristiana, la comunicazione verte sulla diffusione di metodologie atte a cogliere e raccontare le tecniche pittoriche del III secolo d.C. e le possibili ricostruzioni virtuali di parti mancanti. Il tutto all’interno di un unico luogo, quello di InCut ove allestimento, percorsi sotterranei, ricostruzioni tridimensionali dell’area, affiancamento agli operatori dei laboratori di ricerca che operano a contatto diretto con il bene e applicazione della tecnologia sul versante della comunicazione sono parti complementari di un nuovo modo di concepire l’esperienza culturale.

 Denise Franzè | nITroSaggio

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