
fonte: https://news.stanford.edu/2017/10/19/building-billion-sensors-quake-monitor-optical-fibers/
Il sottosuolo non è solo una grade opportunità spaziale, estetica e di conoscenza storica ma fa parte integrante di una città dell’ìinformazione. in questo artciolo vediamo come le reti già esistenti – la fibra otticq e il 5g in particolarte – possono aiutare nella prevenzione degli eventi sisismici.
Dagli fine del Novecento, l’applicazione delle tecnologie digitali al settore dell’architettura ha favorito l’uso di strumenti in grado potenziare l’edificio in ogni sua componente, dall’ambito funzionale a quello energetico, sino a quello strutturale.
In particolare, i frequenti eventi sismici (pensiamo ai casi più recenti di Amatrice e dell’Aquila), evidenziano la necessità di rendere sempre più sicuro il nostro patrimonio edilizio.
A tal proposito, negli ultimi anni il settore delle telecomunicazioni sta investendo molto sul tema del monitoraggio degli edifici al fine di poter meglio studiare le deformazioni strutturali che gli eventi sismici possono produrre ed evitare il collasso.
Gli ambiti di rilievo che ad oggi permettono di condurre ricerca, sperimentazione e progettazione sul tema del monitoring, sono in particolare la fibra ottica, il 5g e infine l’IoT, (Internet of Things) e cioè un sistema di interconnessioni intelligenti che permetta di far dialogare oggetti normalmente privi di relazione reciproca ma che comunicano attraverso sensori comandati da una centrale.
Utilizzare la fibra come sistema di rilevazione dei terremoti è una delle sperimentazioni in atto. Il progetto italiano più conosciuto che fa uso di questa tecnologia in fase sperimentale, si chiama “MEGLIO” e nasce dalla collaborazione tra Open Fiber e Bain & Company, INGV, INRIM e Metallurgica Bresciana SpA. Lo scopo principale è appunto quello di creare un sistema di rilevazione dei terremoti grazie all’utilizzo della fibra ottica. Questo è possibile per due motivi:
- la velocità trasmissiva che possiede la fibra permette di fornire in tempo reale precise informazioni su anche minimi movimenti di deformazione del terreno, con notevoli vantaggi in termini di qualità dei dati, costi e copertura;
- la considerevole capillarità di diffusione della fibra ottica sul territorio nazionale consente una accurata localizzazione dell’epicentro del sisma.
Così la rete sotterranea di fibra che si stende nel sottosuolo delle nostre città potrebbe rappresentare allo stesso tempo un utilissimo segnale di allarme.
Sempre Open Fiber sta portando avanti un altro progetto, questa volta con l’università ZTE dell’Aquila, attraverso l’uso della rete 5g per la realizzazione di un sistema di monitoraggio delle scosse di terremoto con lo scopo di massimizzare quanto più possibile il tempo che intercorre tra l’avviso e l’evento. Lo studio prevede l’utilizzo di sensori da installare sugli edifici con lo scopo di captare il segnale, in tempo reale.
Tutto ciò è possibile grazie al fatto che il 5G:
- è tecnologia di ad alta affidabilità, perché consegna una percentuale quasi massima di dati in un 1 ms.;
- ha grande controllo del ritardo: questo implica che riesce a dare un segnale immediato dopo averne ricevuto uno di natura sismica.
L’evoluzione della ricerca del monitoring nelle telecomunicazioni ha portato allo sviluppo di sensori, che se collegati ad una centrale, definiscono il sistema iot (acronimo di internet of things). Tra i vari sistemi di rilevamento e allarme terremoti sempre più efficienti, appare come il più conosciuto quello di Nakamura.

Nakamura ha proposto un sistema sismico chiamato UrEDAS che prevede il monitoraggio del sisma a partire da tubazioni installate nelle profondità marine/oceaniche. Tiene conto non soltanto del movimento sismico massimo ma anche della fase iniziale dello stesso per consentire di determinare il periodo in cui comincerà l’evento. Per raggiungere questo obiettivo, sono stati prima sperimentati e poi prodotti i sensori MEMS che si possono realizzare a basso costo e rappresentano un sistema efficiente di rilevamento terremoti.
Più recente è il sistema EEW, uno dei primi sistemi creato per smartphone dotati di sensori MEMS, per rendere possibile ai cittadini possessori di tale tecnologia, di monitorare onde sismiche. Tuttavia dato che l’EEW è un sistema di allerta basato sulla rete che utilizza client di rilevamento e server back-end potrebbe non funzionare in modo adeguato nelle aree residenziali o industriali che necessitano di avvisi personalizzati, anche senza connettività. Per tale motivazione è meno conveniente se pensato per le città.
Aumentare la velocità delle connessioni e la portata del cablaggio su scala nazionale potrà garantire un aumento del grado di sicurezza che è possibile offrire perché i sistemi digitali forniranno informazioni tali da permettere di conoscere anticipatamente quando avverrà un fenomeno tellurico. Magari un giorno non sarà soltanto l’edificio, in quanto oggetto autonomo, a comportarsi da ricettore delle onde che rilascia l’evento sismico prima di avvenire, ma potrebbero essere le città stesse a fornire questo tipo di informazioni.
Città intelligenti, città interconnesse , portare la rete, la connettività e promuovere l’iot nelle città e nelle strade può permettere la realizzazione di una vera e propria maglia di informazioni, gestite da sistemi di monitoraggio, che migliorerebbero non solo la conoscenza che l’uomo ha del sottosuolo, ma contemporaneamente potrebbero contribuire alla riduzione del tempo di risposta per difendere da fenomeni che ad oggi non riusciamo a prevedere.
Emanuele Lumaca