Progetti e ricerche del Mediterranean FabLab. Conversazione con Amleto Picerno Ceraso

Ottavia Starace intervista per On/Off Amleto Picerno Ceraso, architetto e innovatore italiano, fondatore del Mediterranean FabLab di Cava dei Tirreni e CEO della webzine Aramplus. In particolare si parlerà del progetto Synapse (2014) premiato al “Wt Smart City award”.

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Synapse, Mediterranean Academy of Archictecture (fonte: http://www.medaarch.com)

OS Come nasce il progetto Synapse? Quali sono le caratteristiche principali?

APC Synapse nasce per il concorso annuale bandito da evolo.us, webzine internazionale di architettura che ogni anno raccoglie le migliori idee contemporanee inerenti il tema del grattacielo. L’idea che ci ha mosso è stata quella di verificare le possibilità d’inserimento di un’architettura di per sé invasiva, propria di un linguaggio urbano metropolitano come uno skyscraper, in un contesto con forti caratteri naturali come quello della Costa Amalfitana. Tutto ciò con l’obiettivo di rispettare l’ambiente circostante e possibilmente preservarlo senza ridurre l’intervento d’architettura ad un simulacro di struttura “naturale”. La ricerca progettuale si è naturalmente indirizzata verso lo studio delle caratteristiche peculiari dell’ecosistema, individuandone gli equilibri e le alterazioni prodotte dall’espansione della città di Salerno. Contestualmente, abbiamo cercato di capire quali soluzioni costruttive e tecnologiche potessero garantire l’inserimento di una struttura cosi invasiva senza alterare, però, in maniera drastica le caratteristiche di resilienza dell’ecosistema costiero. Detto questo, non so se si possa parlare di successo. Forse un’architettura che resta sulla carta di per sé non è mai degna di nota, ma più che le reali possibilità costruttive che Synapse offre, evidentemente limitate, credo sia da sottolineare l’approccio progettuale che abbiamo seguito per cercare di dar risposta ad un tema per noi complesso.

OS Synapse tiene insieme molte funzioni. É un forte elemento di landmark, è un collegamento, è un centro di ricerca, è una struttura ricettiva ed utilizza tecnologie che presuppongono conoscenze che vanno al di là delle competenze di un architetto tradizionale. Ci puoi spiegare nel dettaglio le caratteristiche tecniche e le performance tecnologiche dell’edificio?

APC Nel 2011 ci siamo imbattuti, per condurre le ricerche portate avanti dal portale aramplus.com, nei lavori dell’architetto londinese Rachel Armstrong, che indagavano le possibilità di un apparato architettonico che in qualche modo fosse vivo, che crescesse e che si riparasse da solo, tema che ci ha sempre affascinato e che reputiamo ancora oggi uno dei filoni della ricerca architettonica contemporanea più entusiasmanti. Tra i lavori sviluppati da Rachel Armstrong ce n’era uno che proponeva un sistema di rinforzo delle fondazioni della Città di Venezia attuato con organismi proto-cellulari che riuscivano a creare uno strato calcareo molto resistente attorno ai pali in legno immersi in acqua.

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Fondazioni sintetiche per la città di Venezia, Rachel Armstrong (fonte: http://www.dezeen.com)

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Visualizzazione delle protocellule, Rachel Armstrong (fonte: http://www.dezeen.com)

Lo stesso principio è stato ipotizzato per la realizzazione delle fondazioni di Synapse che crescendo, opportunamente indirizzate da particolari colture, nel tempo realizzavano l’impianto di fondazione del grattacielo garantendo per la morfologia e per materiali utilizzati una bassa invasività dell’intervento sott’acqua, preservando l’ambiente per la conservazione della flora e della fauna e offrendo una protezione alla costa, evitandone l’erosione prodotta delle correnti marine deviate dalla costruzione recente del porto di Salerno. Alle caratteristiche costruttive scelte per operare sott’acqua, ne abbiamo voluto aggiungere altre che operassero sulla pelle dell’edificio. Infatti, l’involucro è pensato come un grande bio-reattore capace di ospitare al suo interno un sistema di coltivazione di alghe per la produzione di biomasse utilizzate per lo sviluppo di energia elettrica e capaci di ridurre la presenza di CO2 intensa in quella zona per le attività portuali, utilizzata come cibo per la coltura delle alghe.

OS È fondamentale avere un approccio interdisciplinare al progetto, ciò implica la collaborazione di un team forte e variegato. Come si è costituito il team di ricerca intorno al progetto Synapse ed in generale come si costituisce un team di ricerca?

APC Synapse è opera di 5 persone che per 3 mesi hanno condotto presso il nostro studio ed all’interno della Medaarch, un lavoro di ricerca intorno ai temi in cui Synapse si muove. Idealmente il team perfetto dovrebbe essere composto da persone con skills complementari e differenti, ma non sempre questo è stato possibile per i nostri lavori. Sempre, invece, è presente una forte propensione alla ricerca che struttura competenze e conoscenze che non appartengono già alle persone che lavorano con noi, ma che si costruiscono durante il periodo antecedente alla parte prettamente progettuale.

OS Synapse non è un progetto concretamente realizzabile. Allo stato attuale ci sono opere architettoniche realizzate che utilizzano alcune delle soluzioni tecnologiche impiegate in Synapse?

APC Credo che allo stato attuale alcune delle tecnologie usate in Synapse siano ancora solo in fase di sperimentazione specialmente quelle legate all’uso di materiale biologico per la realizzazione dell’impianto di fondazione. Diversa è la sperimentazione sulla coltivazione di alghe per la realizzazione di bioreattori che già oggi presenta modelli funzionanti, seppure ancora mai realizzati in una struttura delle dimensioni di Synapse.

OS Soprattutto nel contesto italiano siamo abituati a leggere ed a riconoscere i caratteri dell’architettura. Pensi che questo approccio progettuale andrà a modificare il concetto di valore estetico? Quali saranno secondo te quei caratteri che saranno riconosciuti come fondanti della nuova architettura?

APC Sicuramente la questione estetica è presente e forte all’interno del dibattito architettonico contemporaneo e, per quanto alcune posizioni sembrano non porvi un’attenzione peculiare spostando l’interesse solo su aspetti procedurali legati alla generazione di tutto l’immaginario di linguaggi e forme proprio del design computazionale, credo che non si possa prescindere dal confronto con essa. In generale dal 1980 l’architettura, i suoi apparati progettuali, costruttivi ed estetici si stanno confrontando con l’avvento del digitale e della computazione cercando di ridefinire se stessi rispetto ad una vertigine di cambiamenti, di tecnologie e paradigmi rapidissima. Sicuro c’è da ricostruire categorie di valutazione concettualmente congrue con l’oggetto di cui si vuol dare una valutazione estetica, e già da un po’ di tempo persone come Neil Leach, Karl Chu, Greg Lynn hanno lavorato tanto in questo senso, mostrando le proprie riflessioni anche in eventi, mostre o saggi. Ad esempio in Archaeology of the Digital: Media and Machines, mostra del 2013 curata proprio da Lynn, l’accento è posto sull’idea che il digitale e l’aspetto del design computazionale, da esso abilitato, potesse essere inteso come un medium capace di raccontare scenari architettonici anche slegati dalle attuali disponibilità tecnologiche necessarie per la loro realizzazione, ma indispensabili per indagare una delle possibilità più ambiziose che il digitale sembra offrire ora all’architettura: quella, cioè, di riuscire ad informare la materia (e non solo quella propria dell’architettura, ma tutta quella che costituisce il nostro mondo).

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Hyposurface, dECOi Architects (Mark Goulthorpe), CCA Collection, dalla mostra “Archaeology of the Digital: Media and Machines” (fonte: http://www.cca.qc.ca)

OS Attualmente le tue ricerche su cosa vertono?

APC Stiamo portando avanti ricerche sul riuso di distretti industriali abbandonati presenti in Italia. Tema, questo, che vogliamo indagare non solo su aspetti architettonici ma anche e soprattutto su quelli sociali, economici e tecnologici. L’idea è quella di proporre interventi di riqualificazione architettonica che possano innescare modelli di vita alternativi ma non estremi, in termini sociali ed economici, e che abbiano quegli apparati tecnologici che ne permettano l’uso in questo senso. Dalla possibilità di produzione di cibo in loco con vertical farm a quella di un sistema di educazione diffuso attraverso i FabLab, alla dissoluzione degli spazi di lavoro classico attraverso i coworking, alla gestione delle risorse energetiche attraverso politiche manageriali di quartiere, alla possibilità di aiuti economici grazie a strumenti perequativi tra impegno/denaro, all’uso di soluzioni non invasive e ed economiche per la riqualificazione degli impianti industriali attraverso le possibilità offerte delle tecniche di digital fabrication. Stiamo cercando di produrre un primo caso studio sulla città di Ferrara che possa mostrare, in termini concreti, i limiti e le possibilità di un approccio progettuale a scala urbana.

Amleto Picerno Ceraso (1976, Cava de’ Tirreni) si laurea presso la Facoltà di Architettura di Roma “La Sapienza”. Successivamente consegue il Master Degree in Advanced Architecture presso l’Institute for Advanced Architecture of Catalonia (IaaC). Nel 2008 ha esposto alla Biennale di Architettura di Siviglia con il Digital Water Pavillion per conto dello studio Carlo Ratti Associati. Esperto in comunicazione dell’architettura e nuove tecnologie per la prototipazione e fabbricazione digitale, fonda il primo FabLab del Sud Italia. Attualmente collabora con l’Istituto Nazionale d’Architettura dove è docente all’interno del Master di architettura digitale in Tecnologie Emergenti.

Guest writer | Ottavia Starace

Studentessa Villard nel 2010, si laurea nel 2012 in Architettura a Napoli con una tesi sulla progettazione degli spazi pubblici e il riuso dei container marittimi per scopi residenziali speciali. Appassionata di letteratura e opera lirica, ha pubblicato poesie all’interno di collettive editoriali. Ha lavorato come architetto in Italia e Portogallo. Collabora con il gruppo di ricerca e divulgazione dell’architettura Amor Vacui_pretesti di architettura. Attualmente vive a Roma e svolge attività di curatela e organizzazione di eventi culturali. 

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