CAMBIO IMMAGINE

Proposte di rigenerazione per il  quartiere di Corviale

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Numerosi sono gli epiteti con i quali Corviale è stato etichettato, dal mostro o serpentone, passando per il monolite o il relitto naufragato nella campagna romana, e tanti ne seguiranno per descrivere l’immagine di un sogno infranto contro il muro della realtà. Sono lontani gli anni in seno ai quali si materializzava l’utopia, la si sfiorava con il pensiero, e nasceva impetuoso il desiderio di afferrarla con le mani, per poter dire si, noi possiamo farcela, noi siamo il futuro. Roma aprirà le porte al futuro.

Il progetto coinvolge un team di architetti e strutturisti guidati da Mario Fiorentino. L’idea affronta temi importanti legati alla città di Roma: il degrado della periferia romana e il suo rapporto con la città, la campagna romana, l’edilizia pubblica… ma nasce soprattutto con l’intento di risolvere il problema di una periferia affollata da baracche e miseria per confrontarsi con il tema dell’abitazione fornendo migliori condizioni igienico-sanitarie e alti standard di abitabilità.

Intervista a Pino Galeota (coordinatore del Corviale Domani)  sul tema Corviale

Il progetto viene promosso da un ente pubblico, l’Istituto Autonomo Case Popolari (Iacp, oggi Ater), probabilmente molto più propenso di un soggetto privato alla sperimentazione. PerchèCorviale nasce appunto dalla voglia di affrontare questi temi proponendo soluzioni avveniristiche. L’idea di una città all’interno di un edificio di dimensioni ciclopiche, fornito al suo interno di tutti quei servizi che ne garantiscono l’autosufficienza, era ma, come vedremo è tuttora, la sfida.

Ma il muro di gomma che da sempre contraddistingue Roma asseconda in un primo momento con dolcezza le nuove iniziative per poi rigettarle con violenza. Dal fallimento in corso d’opera della ditta esecutrice dei lavori, all’occupazione di massa di quello che sarebbe diventato il cuore nevralgico, o meglio il motore vero e proprio della macchina abitativa, il famoso quarto piano, tutto insomma ostacola in maniera inesorabile l’evoluzione del “serpentone”. Se i presupposti in seno ai quali era stato concepito il grande edificio potevano, vogliamo crederlo, innescare nuove dinamiche in termini di coabitazione e organizzazione sociale, quegli stessi presupposti vengono a decadere in seguito  alla mancata realizzazione delle strutture di supporto.

Eppure le condizioni primigenie ponevano al centro la coesione sociale. La presenza di infrastrutture adeguate e di servizi per la collettività, quali scuole, teatro, biblioteche, ecc., presupponevano lo sviluppo di forme di autorganizzazione e autocontrollo.

Dal 1982, anno in cui cominciarono a stanziarsi le prime famiglie, Corviale cominciava lentamente a tradursi in qualcosa di profondamente negativo nell’immaginario collettivo, un figlio deforme che Roma osservava da lontano con vergogna, un “pachiderma azzoppato,  (…) un frammento incompiuto e rudere precoce“.

Intervista Monica Melani (responsabile del Corviale Domani e direttrice del centro Mitreo Arte Contemporanea) sul tema UnitedRoofs

Ma, nonostante i fallimenti, le pagine mancanti, il silenzio e l’indifferenza della politica, quella coesione che era alla base del progetto stava lentamente prendendo forma. L’interesse verso Corviale giunge oggi da più fronti, gli stessi cittadini propongono iniziative e si riuniscono per confrontarsi, per pensare e “cambiare l’immagine”. Così nascono gruppi fortemente coesi verso obiettivi comuni. Comincia ad essere studiato il “fenomeno” Corviale, nascono gruppi di ricerca, studi e analisi sociali, vengono coinvolti esperti di altri settori e cominciano a delinearsi delle vere e proprie proposte per rilanciare Corviale.

Nell’ambito della ricerca nasce qualche anno fa il progetto Corviale Domani, con la collaborazione dell’Istituto Italiano per l’Industria Culturale (IsiCult) e dellaFinanziaria Laziale di Sviluppo (Filas). I responsabili del coordinamento Corviale Domani sono Pino Galeota, Monica Melani, e Tommaso Capezzone, attivi sul territorio da diversi anni. Il progetto nasce con l’intento di creare un dossier sulle potenzialità di Corviale, sulla base delle quali trasformare il quartiere “da area problematica a polo tecnologico interculturale e polivalente“.La trasformazione di Corviale in distretto nasce dalla necessità di inglobare all’interno di un modello di sviluppo a larga scala, tutte le piccole entità socio economiche che insistono su quella parte di territorio, compresi i servizi. Inoltre, tra i fattori che incrementano lo sviluppo locale, viene riconosciuta di primaria importanza anche la cultura, quale elemento indispensabile di crescita.

Le attente ricerche condotte hanno attivato una serie di dibattiti e di iniziative grazie alle quali è lentamente cresciuta l’attenzione nei confronti del quartiere. L’impegno profuso da attivisti scesi in prima linea nella lotta per la realizzazione, da parte degli enti competenti e della stessa politica, di quegli interventi indispensabile per la riqualificazione e valorizzazione dell’edificio, e il coinvolgimento di una parte degli stessi abitanti di Corviale, nonché le iniziative di carattere culturale nate autonomamente, contribuiscono, giorno dopo giorno, a creare una forma di identità comunitaria. Probabilmente la nuova immagine con la quale sostituire lo stereotipo “Corviale” deve essere ricercatanella dimensione umana.

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Il fenomeno di coesione sociale e la natura sperimentale del progetto sono caratteristiche che continuano a contraddistinguere le iniziative volte alla rigenerazione del quadrante Corviale. Tra queste,è stato elaborato negli ultimi anni, il progetto di una rete globale di tetti verdi per la rigenerazione e la bonifica di una grande fetta di suolo urbano (il tetto appunto) sul territorio nazionale non utilizzato o comunque in gran parte occupato da foreste di antenne.

Partendo proprio da Corviale e in vista dell’Expo del 2015, Stefano Panunzi, professore di composizione e progettazione urbana presso l’università degli studi del Molise e coordinatore del progetto UnitedRoofs (Eco Cluster Cooperation guidata dall’Università del Molise, Università di Roma, Torino, Milano, Ancona, Firenze, Napoli, Bari, CNR, Associazione Italiana Verde Pensile, Corviale Domani e Urban Experience), propone il rilancio di Corviale quale brend internazionale per il tema nutrire il pianeta di Expo 2015.

Alla base del progetto l’individuazione del tetto come possibile risorsa produttiva della città, finalizzata alla coltivazione di prodotti a Km zero, all’assorbimento delle acque piovane, alla creazione di nuovi spazi di socializzazione, al controllo della temperatura e all’assorbimento delle polveri sottili.

Il tetto verde, riconduce a quella campagna romana della quale Corviale costituiva il margine. La chiave attraverso cui Corviale si appresta a rilanciare la propria immagine come distretto culturale e tecnologico è l’orto urbano inteso come elemento di conversione in grado di innescare processi produttivi e fenomeni di innovazione sociale.

Riferimenti:

FLAMINIA GENNARI SANTORI, BARTOLOMEO PIETROMARCHI (a cura di), Osservatorio Nomade. Immaginare Corviale, Bruno Mondadori, Roma 2006.

corvialedomani.it, Mediterranean Waterfront, Università degli studi del Molise, Forum Corviale – La forza nel segno

Denise Franzè | nITro

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