UNEARTH CITY | UN PONTE CON IL PASSATO PER PROGETTARE IL FUTURO

“È nell’archeologia che troviamo il vero significato del detto ‘scavare nel passato’. Non si tratta solo di rivisitare la storia, ma di scavare dentro di noi stessi per scoprire chi eravamo, chi siamo diventati e chi possiamo essere.” Sarah Parcak

In questa frase dell’archeologa Sarah Parcak si trova il senso di questo nuovo numero di On&Off.

Nell’incessante flusso dell’evoluzione architettonica l’atto di “scavare nel passato”, con mentalità archeologica, permette di esplorare, comprendere e reinterpretare le radici dei luoghi che progettiamo e al tempo stesso dare di nuovo vita al tempo e ai segni che furono. Se lo spazio urbano può essere letto semioticamente come un sistema di scritture e riscritture mediante l’utilizzo di forme, oggetti e significati nascosti, quello che possiamo fare è tentare di ‘enunciare’ nuovamente quelli che non esistono più fisicamente ma lì rimangono come elementi invisibili ancora in grado di permeare tali luoghi.

In quest’ottica, come afferma  Daniele Manacorda, “l’Archeologia ci permette di valutare la lontananza che separa la nostra vita da quella del passato, più o meno remoto; e al tempo stesso ce ne fa percepire la vicinanza che deriva dalla frequentazione degli stessi spazi” [1] , in una continua danza di spazio e tempo.

L’attenzione è rivolta a una lettura del passato è quindi tutt’altro che statica, ma interessata ai suoi aspetti evolutivi e relazionali,in cui la singola testimonianza non può prescindere dai rapporti con il contesto storico, territoriale e paesaggistico in cui si inserisce. All luce di ciò, lo strato archeologico diventa un ulteriore livello tra i molteplici che compongono il reale, e che trova una complessa espressione proprio in una dimensione territoriale in grado di abbracciarne i polisemici significati che esso propone e non solo nei musei o antiquari o nei grandi siti monumentali spesso sacrificati al turismo di massa.

Ecco perchè, il nostro nuovo numero UNEARTH City, si propone di fare un viaggio alla riscoperta delle tracce del passato, intese come frammenti di un codice genetico da considerare materiale vivo per la progettazione, lontano da visioni nostalgiche e contemplative. All’interno troverete l’affascinante storia di Samantha e della sua galileiana intuizione sul movimento astrale in tempi a noi immensante lontani; capirete il significato della parola Hellas e del suo rapporto con la terra siciliana e in particolare con la guardia di Gioiosa; esplorerete codici genetici da cui l’intelligenza artificiale può attingere oggi per ricreare, o per meglio dire ‘sognare’, ciò che non esiste più ma è ancora lì in attesa di essere di nuovo letto e compreso.

L’intento è, come in ogni nostro numero, di raccontarvi delle storie che, attraverso le parole dei membri del gruppo nITro possano prendere vita nella mente e della memoria dei nostri lettori. La certezza che muove anche UNEARTH City è che il progetto di architettura possa essere la chiave per dare nuova luce ai segni invisibili che a Gioiosa Guardia reclamano con forza di tornare a esistere e per guardare al passato come necessario ponte da costruire in un’ottica di futuro.

di Davide Motta e Valerio Perna | nITro

Note

[1] Daniele Manacorda, “Cosa intendiamo per archeologia ogg? La riflessione di Daniele Manacorda”, in ARCHEOSTORIE Magazine 21 Febbraio 2017. https://www.archeostorie.it/cosa-intendiamo-per-archeologia-oggi-la-riflessione-di-daniele-manacorda/

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