Il tempio di Hestia a Hellas Gioiosa

Immagine creata grazie all’IA, attraverso una dettagliata descrizione, ha lo scopo di accompagnare il racconto dando una immagine di ciò che il lettore a prima battuta può immaginarsi

Chiudiamo gli occhi per un momento e immaginiamoci nel cuore di Hellas Gioiosa, viaggiamo nel tempo e proiettiamoci in un’altra epoca, lontana dai social, lontana dalla vita frenetica del 2024, precisamente qualche migliaio di anni fa. Ci troviamo in un luogo rupestre, abitato da una piccola cittadina, siamo nell’Agorà, scorgiamo le piccole case in legno e mattoni crudi, sentiamo il rumore del vociare del popolo, e lì, tra l’Acropoli e noi, il meraviglioso tempio di Hestia. Un luogo sacro che al solo sguardo quieta l’animo, un luogo abitato soltanto da figure femminili, le virgen vestalis. Conosciamo le vestali delle Roma antica, una delle più famose probabilmente, Rea Silvia, madre di Romolo e Remo, ma forse abbiamo dimenticato che le origini di queste sacre figure femminili risalgono all’Antica Grecia.
In ogni tempio greco infatti vi è un angolo consacrato a Hestia, così come nel più importante edificio pubblico della città. La vergine Hestia, figlia di due Titani, nel culto ellenico è la dea del focolare e della famiglia oltre che la protettrice dei supplici e delle vergini, proprio come Vesta a Roma. Le sacerdotesse dedicate al culto di Hestia sono espressione di una specialità che le pone al di fuori e oltre le regole che disciplinano ruoli, competenze e diritti della società greca. Colei che è votata al culto, è a pari livello della matrona e come questa si dedica alla casa ed alla famiglia, così la vestale si dedica a riti propiziatrici e alla cura del fuoco sacro.
Le vestali conducono una vita impeccabile e dedita al sacrificio e alla purezza del corpo. Hestia per prima era stata concepita a seguito della vittoria sui titani. Nella divisione del mondo, Hestia chiese per sé eterna verginità e Zeus, acconsentendo, le riconobbe l’onore di poter presiedere in tutti i tempi degli dei, in tutte le dimore degli uomini e in tutti gli edifici pubblici, diventando così anche la divinità del focolare pubblico (κoinè Hestìa): il cui fuoco sacro si custodisce gelosamente e si cerca di conservare perenne. Queste candide vergini perseguono la purezza come  puro è il fuoco.
Il rito legato a questo focolare rappresenta una delle più importanti e sacre regole, difatti quando un gruppo di cittadini partiva per fondare una colonia si portava con sé un pezzo del carbone della κoinè Hestìa della città di provenienza, di modo che nella nuova colonia fondata, si potesse accendere un nuovo focolare pubblico, con in esso una radice della città colonizzatrice.
E così come i nuovi coloni si muovevano custodendo quel carbone a cui affidavano la prosperità della nuova città, ciò che il lettore starà per compiere è un viaggio immersivo nell’Antica Hellas Gioiosa, questo è un invito per avventurarsi in un luogo dove oggi splendono rovine tanto affascinanti quanto misteriose, dove emergono segni del tempo probabilmente lasciati dalle nostre antenate vestali.  Questo viaggio via permetterà di comprendere l’essenza di Hellas Gioiosa e del suo tempio, promettendo veridicità storica attraverso il racconto immersivo delle vestali e del tempio che soprassiede la città antica perduta. Un racconto che percorre un vero viaggio nel tempo incontrando persone e luoghi di cui il SicilyLab ne promette una ricostruzione credibile e immersiva.

Immagine creata grazie all’IA, attraverso una dettagliata descrizione, raffigura le vestali attorno al fuoco sacro di Hestia

Ci siamo noi stesse immerse nel passato mitologico e abbiamo pensato insieme al presente una possibile ricostruzione del passato. Abbiano pensato a delle immagini e altre ce ne siamo fatte suggerire alla IA: Nel tempio di Hesta una fiamma arde, se ne sente quasi il calore, e invase da una pioggia di luce, tre fanciulle in vesti bianche, con capelli lunghi e attorcigliati, coperti da un velo che si posa fin sulle spalle fissato con una spilla preziosa, celebrano i loro riti, forse cantano, forse ricordano le loro più antiche antenate. Vegliano il fuoco sacro della dea, e bagnano il pavimento del tempio con acqua consacrata affinché questo non si espanda più del dovuto. Altre vestali una più matura, probabilmente la Vestale Massima, mater vestalis, sono a lato dell’Ara, intente ad ammirare i sacri cimeli di cui sono custodi. In questo luogo sacro si odono canti e melodie soavi, la luce penetra timidamente e nello spazio circolare del tempio l’attenzione è volta tutta al sacro perenne focolare.

Uscite ci si apre il meraviglioso spettacolo che si proietta i a quasi mille metri di altezza. La linea dell’orizzonte è quasi invisibile e il cielo pare toccare il mare, diventando un tutt’uno con esso. Nel frattempo inizia l’imbrunire. Rimaniamo a fissare il tempio per qualche secondo, in quel momento alziamo lo sguardo, si è fatta notte e riusciamo ad individuare il Dato diventato Informazione scoperto dalla antenata Samantha, indichiamo alle candide vestali la Stella Polare, promettendogli che migliaia di anni dopo ci saremmo ritrovati nello stesso luogo a mirare lo stesso straordinario scenario.
Così per ora si conclude il viaggio, preannunciando che tutte le informazioni di questo racconto forse sono solo una anticipazione di Hellas Gioiosa 202, luogo condensato di storia e mitologia, che da secoli giace in silenzio sulle pendici del Monte Melluso. Un sito denso di significato, pronto a raccontarsi attraverso installazioni, ricostruzioni 3d e immersione visiva nelle vie della città, proprio come il racconto che le prelude.

Immagine realizzata con tecnica di fotomontaggio digitale: da una parte abbiamo il tempio di Vesta a Tivoli e nella parte opposta la ricostruzione tridimensionale dell’istallazione del tempio a cura del SicilyLab 2024, in sovraimpressione il fuoco ardente di Hestia

di Federica Mercuri | nITro

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