Gioiosa Hellas

Al fine di illustrare che cosa il Sicily Lab abbia pensato di realizzare quest’anno a Gioiosa Guardia a 1000 m di altezza sulla costa tirrenica nei pressi di Gioiosa Marea, conviene partire dall’inizio.

La costa tirrenica e le isole Eolie viste dalla sito di Gioiosa Guardia

Osservando i luoghi con occhi socchiusi è difficile non pensare alla cresta più alta di Gioiosa Guardia come un luogo denso di una sostanza solo apparentemente aleatoria. Per intenderci, sarebbe bene chiamare questa sostanza “informazione”. Oggi quando pensiamo alla parola informazione, ci riferiamo naturalmente al grande potere di strutturazione, calcolo e velocità legate al calcolatore elettronico e alla Third Wave o società dell’informazione che ci ha illustrato ormai decenni or sono Alvin Toffler.

Ma se spostiamo la parola a 3 o 4 mila anni fa o forse anche a 10 mila o anche a 40 mila, ci rendiamo conto che questa medesima parola è molto più densa di significati e che a noi interessa in questo contesto mettere in relazione all’architettura. Per cercare di affrontare rapidamente la questione mi devo riferire a una risposta che molti anni fa detti quando mi fu chiesto: “ Che c’entra l’informazione con l’architettura? L’architettura non è costruzione, riparo, funzione?” Risposi “Certo ma prima prima, nel nocciolo più profondo, nel suo DNA, Architettura è informazione.” Che cosa intendevo dire? E come spiegarlo?

Samantha

Circa 40 mila anni fa uomini e donne erano già in un futuro meraviglioso. Vivevano circa 29 anni. Stavano nelle grotte la notte e il giorno in delle specie di aie lì davanti, avevano il fuoco: una incredibile comodità! Gli uomini partivano a caccia anche per giorni. Avevano imparato a darsi ordini chiari, precisi “non ambigui”: in fila indiana, a cerchio, spaventalo. Le donne stavano in gruppo, facevano con le pelli abiti, avevano imparato a conservare il cibo, e usare la terra anche per colorare. Parlavano in orizzontale, come a tessere una rete, l’opposto degli ordini verticali e gerarchici. Abbellivano le loro “case”. Pensavano agli uomini lontani e ai pericoli e dipingevano nelle case-grotte, scene propiziatorie ed eroiche.

Al tramonto andavano qualche volta insieme sul cocuzzolo un bel poco più alto sopra la grotta a vedere se dall’alto vedevano gli uomini a caccia accendere il fuoco.  Poi si faceva notte e guardavano le stelle. Insieme, parlavano guardavano sospiravano. Poi una di loro vide, dopo quasi 10 mila anni di questa storia, che le stelle si muovevano, guarda disse a un’altra: “Si muovono le stelle, mica sono ferme, si muovono!” “Ma dai – disse un’altra, tu sogni – tu sogni”. Questa progenitrice di Samantha invece pensò “No! Le stele si muovono davvero, si muovono.” E tornò una notte con un pezzetto di legno e il fuoco e tracciò sulla terra quei movimenti. E a poco a poco sera dopo sera  ne traccio di più. Ne studiò di più. Insegnò questo a sua figlia e la figlia alla figlia della figlia per 20 generazioni. Ed ecco, a un certo punto, un’altra progenitrice di Samantha (ormai uomini e donne avevano anche capanne di paglia e le donne avevano imparato a coltivare) insomma questa progenitrice disse: ” Oddio oddio oddio oddio Oh cielo oh cielo! Ho scoperto una stella che non si muove!!” Terrificante, incredibile scoperta! Una crisi terribile!!! Ebbene quella singola scoperta forse è stato il passaggio il più grande salto forse mai compiuto dell’umanità e che costruisce  contemporaneamente  il nocciolo atomico (o il DNA se volete) dell’architettura. Ma perché?

Il crinale del monte Melluso, in lontananza l’Etna.

La nascita dell’architettura, lì in cima

Le stelle, i milioni di stelle del cielo sono una buona immagine per capire la differenza tra “dato” e “informazione”. Il dato o datum in latino è qualcosa che modifica una situazione preesistente. La luce stella è un dato: c’è. Il puntino di una stella, insieme a quello di tutte le altre, sono dati e equivalgono “al nulla” dal punto di vista informativo, sino a che noi non accoppiamo un valore convenzionale anche minimale ad una di loro. Appunto come nella storia della progenitrice che capisce che esiste la stella polare, che non si muove, che quella stella è diversa e che cosi acquisisce un connotato informativo. In quel  momento si è estrapolato dal caos, dai dati infiniti, un atomo informativo!
Quella stella che non si muove ci consente di cominciare ad orientarci!, a segnare il nord. E così, squarciato l’indistinto, progressivamente estrapoliamo dal caos altre informazioni: come le altre stelle ruotano, che movimenti tracciano, a che cicli corrispondono, il giorno la notte, il variare delle stagioni eccetera.

Immaginiamo ora che alla scoperta della stella polare, segua la ovvia necessità di ritrovarla facilmente, di “fissarla”, di traguardarla. Ovviamente a questo fine si infigge a terra un picchetto per ritrovarla la notte seguente e quella ancora seguente! Con il picchetto che si eleva sul suolo e punta la stella polare abbiamo trasformato il datum (la luce della stella) in informazione e soprattutto abbiamo, appunto, eretto un picchetto! Cosi facendo, abbiamo attribuito un significato al mondo attraverso la costruzione di un oggetto artificiale!  Chiamo questa azione Architettura.

Dopo qualche generazione viene in mente che invece di un picchetto di legno sarebbe meglio avere una roccia appuntita e solida come segnale e, ancora dopo nuove generazioni, forse possiamo costruire un’ara (un altare per ora molto semplice) dove fare tante cose insieme. Pregare, Traguardare, Mandare fumi e segnali al cielo e/o agli uomini lontani. E poi possiamo segnare i movimenti delle altre stelle disegnando a terra orbite proiettate e mettere dei menhir nei punti chiave. Nel posto del picchetto divenuto menhir e altare possiamo anche li creare cerchi di menhir e coprirlo a farlo diventare un tempio, spesso circolare. Indigeno, greco, romano e poi chiesa con un campanile, che non è che la trasposizione del vecchio menhir. E ci rivela che il simbolo ha sempre una origine pratica anche se noi spesso dimenticando l’origine non ne sappiamo la storia. Spesso in Sicilia queste alte creste sono i luoghi dei santuari, come quello di Tindari che ha l’evoluzione appena ripercorsa e affondano la loro origine nella notte dei tempi, come forse è anche il Monte Melluso quello del picco di Gioiosa Guardia..
L’informazione è potere. Powershift è il titolo di un libro di  Alvin Toffler. Non è difficile pensare che chi detenga questo “potere” dell’informazione lo usi a più livelli: orientativo, politico, economico, religioso eccetera.
Questa narrazione radica l’architettura, dunque, a una necessità che travalica il semplice fatto utilitaristico, ma affonda dove solo può affondare, nelle stelle: nel desiderio di dare un significato alla notte. Perché se l’architettura è scienza e condivide la logica serrata della costruzione e della responsabilità della luce del giorno, dall’altra divide con la notte i pensieri, i simboli, le connessioni libere, i desideri e la ricerca disperata e gioiosa del significato

La cima del Monte Melluso.

Hellas Gioiosa 2024

Tornando ai nostri luoghi, la cresta di Gioiosa Guardia non è che un “condensato di informazione”, che naturalmente era di ordine simbolico, magico ma anche razionale, para-scientifico, territoriale, geografico, astronomico: tutto insieme.

Il processo che dalla stele all’altare e al tempio e dal tempio andrà successivamente al santuario è un processo trasformazionale in cui a poco a poco viene quasi smarrito il significato originario legato all’informazione. Come sapete circa 30 anni fa è stata scoperta dalla Soprintendenza di  Siracusa e poi scavata da quella di messina, da una serie di valenti archeologhe e archeologici lo sviluppo di un insediamento di orditura ippodameo che guarda verso oriente (verso la madrepatria). Questo insediamento si muove su un pendio dolce collocato a circa 200 m più in basso della cresta.  Ora, riprendendo quanto appena detto, ci troviamo in una situazione quasi paradigmatica perché abbiamo un abitato e perché alla sua sommità esiste quella che comunemente è chiamata Acropoli, di cui noi abbiamo appena tracciato i precedenti ancora più remoti. Nasce come quasi immediata conseguenza l’operazione che il Sicily Lab compirà quest’anno. Da una parte il Sicily Lab costruirà tridimensionalmente l’insediamento greco siculo ippodameo e naturalmente lo farà con il massimo delle conoscenze attuali, e utilizzando tutti i contributi scientifici interni (come sapete è con noi con l’archeologo Michele Fasolo esperto in materia e tele rilevamento) sia naturalmente studiosi esterni provenienti tanto dalla comunità scientifica che da nuovi rilevamenti che il Sicily lab anche quest’anno sta compiendo. La ricostruzione tridimensionale naturalmente offrirà ai visitatori dell’evento la possibilità di apprezzare in modalità immersiva lo spazio della città com’era e che noi abbiamo chiamato Hellas, immaginando appunto una memoria greca e quindi Hellas Gioiosa è il titolo dell’installazione del 2024 dopo UnLost Gioiosa del 2023.

Una chiave dell’installazione sarà il rapporto tra l’insediamento abitato greco-siculo e l’acropoli in alto. A segnare questa relazione, correranno lungo le falde del monte una serie di segnali di impatto visivo ed emotivo sull’ambiente: saranno  lunghi teli bianchi ondeggianti al vento che  mostrano il percorso che legava l’abitato all’acropoli. Naturalmente in cima all’acropoli nei pressi della torre di avvistamento Federiciana in cui ancora esistono i ruderi della chiesa del monastero, ci sarà – e come non potrebbe non esserci ? – un tempio.

Tempio di Vesta a Tivoli. Credits Image LPLT / Wikimedia Commons

Un tempio naturalmente circolare (ricordo del Thòlos di Delfi dedicata a Athena o di quello di Vesta a Tivoli)[1] a ricordare i movimenti degli astri o i circuiti del divenire, a segnare il tempo e le stagioni e gli orientamenti ma anche un tempio contemporaneo.  Un tempio vissuto con la sensibilità, dinamica, aperta asimmetrica per cui il mondo di oggi non si dà mai una volta per sempre ma in continua reinterpretazione.  

Come non volere allora che questo tempio di oggi debba essere informativo ma in una maniera ancora nuova, in una maniera interattiva, in una maniera digitale.  Lo pensiamo vissuto da delle vestali contemporanee e che a chi lo visita manderanno dei messaggi, parleranno suoneranno canteranno forse nella loro lingua madre. E così il visitatore compirà un viaggio che parte dal basso dalla ricostruzione dell’antica città di Hellas Gioiosa e percorrendo le falde arriverà al punto di massima concentrazione simbolica e informativa del mondo: il tempio, un tempio moderno.


[1] Naturalmente Athena e Vesta sono nomi d’arte della genia di Samantha

di Antonino Saggio | nITro

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